bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 29 gennaio 2009

"la strada non presa". sempre una non presa ci sarà. Elogio della diversità.



La Strada Non Presa

Divergevano due strade in un bosco ingiallito
E spiacente di non poter percorrerle entrambe
Essendo uno solo, mi fermai a lungo
E ne guardai una quanto lontano potevo
fin dove nel sottobosco svoltava.

Poi presi l’altra, altrettanto giusta,
E aveva forse un miglior richiamo,
Perché era erbosa e voleva esser percorsa;
Sebbene, per quello, il passare là
Le avesse in effetti segnate più o meno lo stesso,

Ed ambedue quella mattina allo stesso modo
Sulle foglie nessuna nera impronta mostrassero.
Oh! La prima lasciavo a un altro giorno!
Pur sapendo bene come strada porti a strada,
dubitavo se mai sarei tornato.

Io dovrò raccontar questo con un sospiro
Da qualche parte fra tanto tanto tempo:
Divergevano due strade in un bosco, ed io-
Io presi la meno battuta,
E da questo tutta la differenza è venuta.



Robert Frost.
non lo conoscevo.
ma forse so perchè.
perchè la sua è una poesia sana.
piana.
serena.
conciliante.
io cerco disperatamente i disperati come me.
cerco il conflitto, cerco la paura, cerco la carne, cerco il fuoco.
cerco la parola forte. scuotente.
Frost è proprio un uomo ragionevole e le sue poesie, quelle che ho letto, sono pacate e comunicano il buon rapporto con il mondo. o, per lo meno, il buon senso che si pone in modo dialettico rispetto al conflitto, risolvendolo con perseverante saggezza.
non è la poesia che cerco, la apprezzo ma non mi prende.
devo dire però che, nella mia ricerca, qualcosa mi ha stupito.
ho trovato questa poesia, ovviamente riportata in un blog.

Un uccelletto
(A minor bird)

Proprio ho sperato che volasse via,
e non cantasse sempre davanti a casa mia;

gli ho battuto le mani dal limitare
quando non l’ho potuto più sopportare.

Mio in parte il torto dev’essere stato.
L’uccelletto non era stonato.

E qualcosa non va, qualcosa manca
in chi vuol far tacere uno che canta.
(da: Robert Frost,
Conoscenza della notte)


la leggo e ne penso delle cose.
leggo il commento postato sul blog e proprio proprio proprio non mi ritrovo.

“A Minor Bird” di Robert Frost ci fa pensare inevitabilmente al “passero solitario” di Leopardi o all’upupa di Montale o ancora ai gabbiani di Attilio Bertolucci sulle rive del Tevere, agli uccelli di nido che perdono la traccia nella nebbia di Luzi. Pensiamo alla natura che ci circonda, che fa da sfondo silenzioso e inerte alle nostre ansie, che si aspetta le nostre manomissioni più che le benevolenze, la nostra protervia e il nostro calcolo per una terra che dovrebbe essere il segno e il pegno del nostro ingegno e della nostra fatica. Càpita anche a noi, come ci ammalia Robert Frost, di mandar via un uccelletto che canta, di volerne fare a meno perché crediamo che non sia quello il suo posto, il davanzale della finestra o la grondaia sbilenca del tetto. Ma gli uccelli devono nutrirsi, procacciarsi il cibo anche sui cumuli dei rifiuti, adattarsi sulle stecche delle antenne televisive, farsi la guerra tra crudeli e timidi, tra rapaci affamati e prede denutrite. E così non ascoltiamo più canti o gorgheggi, ma rintocchi, segnali, grida, strepiti....

mi capita spesso di non ritrovarmi nei commenti degli altri.
o non mi ritrovo negli altri e basta?
leggo questo commento impostato sul valore e l'insostituibilità della natura, e mi sembra di capire che Frost fosse ancorato alle sue immutabili leggi e categorie. Ho letto che il grande tema dell'opera di Frost è la tensione del rapporto uomo-natura, scavato tanto da rilevarne il visibile e l'invisibile.
e va bene.
ma la poesia dice una cosa diversa.
almeno io ci leggo una cosa molto diversa.
quello che non va, proprio non va, in un uomo che fa tacere un uccellino, un altro, l'altro che canta, è una sensazione di fastidio rispetto al bello. questo stride.
ciò che non va è che la bellezza che non ci appartiene, che non condividiamo, che non sentiamo come nostra, che non sappiamo provare, è un confronto inaccettabile. è una sfida a essere migliori che non sappiamo cogliere ma che dobbiamo allontanare, rifiutare, mettere a tacere.
l'uccellino è in armonia con il mondo. noi no. a noi quella sintonia manca.
questo manca.
questo leggo.
sarò malata nel mio leggere le cose?
mi dicono che spingo sempre troppo in questa direzione.

ciò che ho scoperto e mi da molto gusto, è che è Frost il poeta citato dal MITICO professor Keating nell'"Attimo fuggente" di Peter Weir.
saranno uccellini solitari e rinnegati quelli di Frost,
ma sono soprattutto attimi di infinita libertà, di crescita, di confronto, di unicita'.
di scelte e di strade prese mai rinnegate.
impariamo a essere orgogliosi della nostra diversità.


http://video.google.com/videoplay?docid=7176368517562454293

grazie Pesa. davvero.
mi piace sempre conoscere il mondo e, magari, per un attimo, essere in sintonia.


INCONTRARSI E PASSAR OLTRE
Mentre scendevo il colle lungo il muro
C’era un cancello al quale mi ero accostato
Per guardare, ed appena me n’ero voltato
Che ti vidi salire. C’incontrammo. Ma
Tutto quel che facemmo quel giorno fu confondere
Grandi e piccole orme sulla polvere estiva, come
A figurare il nostro essere meno di due
Ma sempre più che uno. Il tuo parasole
Separò il decimale puntandosi profondo.
E per il tempo che parlammo tu sembravi
Sorridere a qualcosa che osservavi
Nella polvere(oh, senza pregiudizio per me!).
Dopo andai oltre il cammino che avevi compiuto
Prima che ci incontrassimo, e tu oltre il mio.

CONOSCENZA DELLA NOTTE
Io sono uno che ben conosce la notte
Ho fatto nella pioggia la strada avanti e indietro.
Ho oltrepassato l’ultima luce della città.
Sono andato a frugare nel vicolo più tetro.
Ho incontrato la guardia nel suo giro
Ed ho abbassato gli occhi, per non spiegare.
Ho trattenuto il passo e il mio respiro
Quando da molto lontano un grido strozzato
Giungeva oltre le case da un’altra strada,

Ma non per richiamarmi o dirmi un commiato;
E ancora più lontano, a un’incredibile altezza,
Nel cielo un orologio illuminato
Proclamava che il tempo non era né giusto, né errato.
Io sono uno che ben conosce la notte.

domenica 25 gennaio 2009

ho un amico che si chiama Pesa

questo amico, che in verita' non conosco ma si pone leggero e curioso, viene a trovarmi su queste pagine e mi fa un grandissimo onore a leggere le cose che scrivo, le sceglie tra le tante, quelle che gli piacciono e che si conformano alla sua testa e alle sue attitudini, e da un senso al mio scrivere.
questo amico si descrive pigro e simile a un animale schivo, ma sceglie l'orso non un tasso per descrivere la sua ritrosia, forse non e' un caso al di la' dei comuni modi di dire.
questo amico forse ha voglia, molta voglia, di parlare dei suoi gusti e mostrare la sua cifra, perche' gli orsi saranno timidi ma non passano inosservati.
io lo invito a scrivere per me, scegliendo tra gli autori che mi ha citato nel commento al mio post di Magritte (magari Robert Frost che proprio non conosco), e io gli prometto di pubblicarlo qui, insieme alle mie riflessioni.
magari lo faccio contento sollevandolo dall'aprirsi un blog tutto suo.

sabato 24 gennaio 2009

non cercare mai di ingannarmi con un bacio

a stone can masquerade where no hart is
and virgins rise where lustful Venus lay:
never try to trick me with a kiss.


"Senza la maschera, cammino parlando con la luna, con la forza neutrale e impersonale che non ascolta, ma si limita ad accettare la mia esistenza. E non mi
fulmina."
SYLVIA PLATH

forse la luna non fulmina neanche me. non mi ascolta e per questo non mi inganna. almeno lo so.
la plath invece mi trapassa, mi scardina. leggerla e' una lezione di vita.

giovedì 22 gennaio 2009

un uomo e una donna



E tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
perchè sai che le hai toccato il corpo
il suo corpo perfetto con la mente.
(Suzanne, De Andrè)



un uomo e una donna fanno l'amore.
ma solo con la mente presente, solo con lo sguardo della mente, si toccano.
la mente cieca annienta qualsiasi desiderio, annulla la verità del contatto.

mercoledì 21 gennaio 2009

stella cresce, maudie se ne va


per un'ora e passa mi sono gustata, sola in un cinema -ma quanto mi piace-, questa piccola Stella che diventa grande.
crescere è un attimo, a volte basta un minuto.
trasparente, autentico.



per quasi un mese mi sono lasciata trapassare da una vecchia di nome Maudie che, lentamente, muore.
nel "diario di Jane Somers" di Doris Lessing.
qualcuno che parla dei vecchi. qualcuno che parla della morte laica. qualcuno che parla dei vecchi che muoiono.
lucido, penetrante.

va bene, ma solo in comune...


Sappiamo che il nostro multiforme retaggio è una forza, non una debolezza: siamo un Paese di cristiani, musulmani, ebrei e indù - e di non credenti.
non credenti. ha detto non credenti. un presidente americano che contempla l'idea dei non credenti. è molto più che aver incluso musulmani e indù.
quest'uomo mi eccita. ve lo dico. e non perchè è abbronzato. perche' il cervello -democratico- e' un organo maledettamente sexy.
lo posso anche sposare, visto che insiste. matrimonio civile. ci sto.

a proposito di berlusconi.
che abbia letto il mio post?
pare che io faccia spavento. povero...

Libertà l'ho vista dormire nei campi coltivati a cielo e denaro, a cielo e amore, protetta da un filo spinato.


Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo,
per un compagno ubriaco.

E poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.

Finii con i campi alle ortiche
finii con un flauto spezzato
e un ridere rauco
ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto. (suonatore jones)


non corro il rischio di essere alla moda.
de andre' lo ascolto da quando sono nata.
l'ho consumato, di persona, lui proprio lui, a furia di ascoltarlo.
forse gli ho perfino fatto male...
sono i poeti moderni, dicono.
i cantautori sono i poeti moderni, così dicono.
de andrè e' un poeta. ci sono dubbi forse?
il poeta delle cose tremendamente normali.
le sue canzoni si leggono. si intuiscono, si vivono sulla pelle.
le sue canzoni si ricordano. si portano addosso come un vestito buono.
si godono e si respirano, inalandole fino in fondo, leggendole.
e nemmeno lui le canta.
de andrè non canta. ve ne siete mei accorti?
de andrè ricorda ma non rimpiange.
de andrè parla, racconta. esulta, protesta, prende parte e lascia spazio, cucina la cimma, parla di donne e di amore, con la semplicita' delle parole, rotonde piene ma sussurrate e mai fino in fondo cantate.



l'uomo bomba e la donna cannone










Lui era un uomo-bomba.
Questa è la storia d'amore tra l'uomo bomba e la donna cannone. Lui era un uomo bomba, lei una donna cannnone. S’innamorarono a prima vista. Lei usciva da un circo, lui da una facoltà di teologia. Lei era capace di far ballare i suoi duecento chili sopra un cavallo bianco, lui era capace di dimostrare l'esistenza di dio. I due classici fenomeni da baraccone...
Quando la donna cannone si spogliò e si stese sul letto, il suo corpo pareva una nuvola e il suo immenso vestito azzurro con le stelline d'oro copriva tutto il pavimento. Lui camminava piano, per paura di calpestare tutte quelle stelle.
"Ma tu non ti spogli?"; chiese la donna cannone...
L'uomo bomba iniziò a spogliarsi molto lentamente, per paura che i fili dell'innesco s’impigliassero nella cerniera lampo. Aveva vergogna e aveva paura. Aveva vergogna del suo corpo magro e della sua verginità di studente; e aveva paura del giudizio di dio.
"Dovevo scoppiare alle sette e mezza davanti al supermercato per la gloria di dio; e adesso come potrò giustificarmi??"
Lei, non rispose. Chiuse gli occhi e aprì le gambe... Lui vide che tra le gambe della donna cannone c'era una lunga ferita. Senza sangue però.
Allora chiese "Dov'e' il sangue?"
"Ma non c'e!"
"Ma ti fa male?",
"Ma no!"
"E’ un taglio pazzesco, chi te l'ha fatto?? Ci sono state rivendicazioni??",
"Ma nooo, è sempre stata li, via..." lei fece una voce rauca, equivoca, un po' annoiata.
L'uomo bomba iniziò a srotolare tutto lo scotch che collegava i candelotti al corpo e per superare l'imbarazzo gliene mostrò uno.
"Hai visto com'e' grosso?"
"Veramente ho visto di meglio" rispose lei.
L'uomo bomba rimase quasi nudo vicino al letto, con i candelotti sul comodino e disse "Donna cannone... posso tenere le mutande?"
"Ma no, bisogna levarle, via!"
"E se ci vede dio??"
"Ci vedrà nudi."
"Nudi?? Ma è peccato!" disse lui.
"E’ peccato!", disse il ragazzo mentre si arrampicava su di lei. "E’ peccato" pensò sentendo arrivare una piccola erezione. "E’ peccato" pensò sentendo un piacere arrivare da lontano, da molto lontano
“Forse arriva dal cielo...” disse lui per giustificarsi.
Lei, magnifica, lo prese, e lo teneva come il mare fa con una barchetta. Lui,imparava a stare a galla. Dondolando zitto e intento.
e che silenzio. a parte il respiro, che silenzio…
I sei candelotti di tritolo furono ritrovati da una donna delle pulizie.
"Che perversi!" pensò”. Li gettò nella spazzatura, poi chiuse la porta della stanza.
Sul pavimento in un angolo buio rimaneva una stella che si era staccata dal vestito di lei.
Un'ora dopo, due isolati più in là, come ogni sera, ricominciava il circo...


non e' una canzone. e' una favola.
de andre' nella sua vocazione piu' autentica.
l'incanto si rivela in un racconto semplice, popolare, a tratti domestico, genuino. eppure attraverso la sua essenzialita' ci passa un mondo. un mondo di pensieri, di incontri, di momenti importanti e, allo stesso tempo, di trasparenza, di transitorieta', di relativita', di provvisorieta'.
il gioco della semplicita' della parola mostra i due lati degli eventi. la serieta' e la precarieta'. la solidità e lo stupore.
io vedo onesta' nelle poesie di de andre'.
ci vedo una lettura attenta e profonda che non si prende mai sul serio.
ci vedo nostalgia, ci vedo il tempo che passa e noi che rimaniamo, sempre uguali, sempre diversi.
ci vedo donne donne donne importanti, amate, desiderate, sognate e poi lasciate, dimenticate, ricordate, anche guardate senza pietà, nude.
c'è tutto in de andrè. ci sono tutte le note, ci sono tutti sentimenti, c'è tutto l'amore che si può e soprattutto quello che non si può.
"io mi dico è stato meglio lasciarci
che non esserci mai incontrati". (giugno'73
)

Amore che viene, amore che va
Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
un giorno qualunque ti ricorderai
amore che fuggi da me tornerai

e tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai

venuto dal sole o da spiagge gelate
venuto in novembre o col vento d'estate
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai.

l'amore e' tutto, l'amore e' niente. oggi e' la vita, domani solo un ricordo.
la consistenza delle cose vale e incide per il momento della sua espressione, ma potrebbe perdersi anche un istante dopo, portato via da un colpo di vento.
ma per quel momento siamo disposti a tutto:
"E' un errore ho commesso - dice -
un errore di saggezza
abortire il figlio del bagnino
e poi guardarlo con dolcezza

ma voi che siete a Rimini
tra i gelati e le bandiere
non fate più scommesse
sulla figlia del droghiere". (Rimini)





Verranno a chiederti del nostro amore
Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a crederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo
tu non darglielo in fretta

non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole
le tue labbra così frenate nelle fantasie dell'amore
dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei "sempre"
nell'ipocrisia dei "mai"

non sono riuscito a cambiarti
non mi hai cambiato lo sai.

E dietro ai microfoni porteranno uno specchio
per farti più bella e pensarmi già vecchio
tu regalagli un trucco che con me non portavi
e loro si stupiranno
che tu non mi bastavi,

digli pure che il potere io l'ho scagliato dalle mani
dove l'amore non era adulto e ti lasciavo graffi sui seni
per ritornare dopo l'amore
alle carenze dell'amore
era facile ormai

non sei riuscita a cambiarmi
non ti ho cambiata lo sai.

Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre
come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro
i tuoi occhi assunti da tre anni
i tuoi occhi per loro,

ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo
o per buttarsi in un cinema con una pietra al collo
e troppo stanchi per non vergognarsi
di confessarlo nei miei
proprio identici ai tuoi

sono riusciti a cambiarci
ci son riusciti lo sai.

Ma senza che gli altri non ne sappiano niente
dirmi senza un programma dimmi come ci si sente
continuerai ad ammirarti tanto da volerti portare al dito
farai l'amore per amore
o per avercelo garantito,

andrai a vivere con Alice che si fa il whisky distillando fiori
o con un Casanova che ti promette di presentarti ai genitori
o resterai più semplicemente
dove un attimo vale un altro
senza chiederti come mai,

continuerai a farti scegliere
o finalmente sceglierai.


verranno a chiederti del nostro amore.
c'è tutto in questo titolo. c'è la fine, c'e' la storia, ci sono il futuro e il passato insieme, c'è il ricordo, c'è la curiosità del mondo e la gelosia, c'è la nostalgia, c'è l'unicità, ci sono gli amanti.
amarezza e delusione, per lei un attimo vale un altro. una donna ambiziosa e fatua, superficiale e alla ricerca dell'approvazione di se' toglie spazio all'autenticita' del sentimento ma prende solo la forma che appaga all'istante. non vede non guarda non sceglie.
Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.(Nuvole)

Ma lui l’ha guardata, l’ha guardata proprio bene.
Quanti uomini guardano cosi'?





La canzone dell'amore perduto










Ricordi sbocciavano le viole
con le nostre parole:
"non ci lasceremo mai,
mai e poi mai"
Vorrei dirti, ora, le stesse cose
ma come fan presto, amore,
ad appassire le rose
così per noi.
L'amore che strappa i capelli
é perduto ormai.
Non resta che qualche svogliata carezza
e un po' di tenerezza.
E quando ti troverai in mano
quei fiori appassiti
al sole di un aprile
ormai lontano li rimpiangerai.
Ma sarà la prima
che incontri per strada,
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato,
per un amore nuovo
E sarà la prima che incontri per strada,
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.


c’è speranza nel pensare che tutto possa ricominciare.
ho sentito dire: de andre' parla dell'amore per l'amore. qualcos'altro?
non è questo che dice de andrè
a ogni nuova passione si perde l’autenticità della prima:
E mentre il sangue lento usciva,
e ormai cambiava il suo colore,
la vanità fredda gioiva,
un uomo s'era ucciso per il suo amore.

Fuori soffiava dolce il vento
ma lei fu presa da sgomento,
quando lo vide morir contento.
Morir contento e innamorato,
quando a lei niente era restato,
non il suo amore, non il suo bene,
ma solo il sangue secco delle sue vene.(Ballata dell'amore cieco)

la disillusione pesa sui nostri nuovi amori, perché tutto ha un termine, anche se durante non lo sappiamo. lo sappiamo solo dopo.


Le passanti
Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più.

A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità.

Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.

A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato.

Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.

Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.


Smisurata preghiera
Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al disopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità

Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie
...
ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere

















quello che penso è che de andrè viaggia.
viaggia, instancabile e senza paura, nei luoghi della memoria. e io con lui.
quello che penso è che de andrè si schiera, che de andre' crede. e io anche.

amore che vieni, amore che vai
http://www.youtube.com/watch?v=w7u_j9vRwm8

domenica 18 gennaio 2009

"I belong to jesus". Who does your money belong to?




avrei giurato di leggere uno sconcerto simile al mio da qualche parte.
ma forse solo su "liberazione".
o su "famiglia cristiana", che dite?
questo signore in calzoncini ringrazia dio ogni volta che segna un gol. dico segna un gol, non fa un trapianto di cuore a un bambino malformato.
e fa bene dico io. fa bene a ringraziare dio. perche' questa e' l'unica grazia che gli e' stata concessa da dio. non certo quella di pensare come mai esiste un mondo dove un uomo puo' guadagnare piu' di quello che puo' spendere in tutta la sua vita, neanche mettendosi di impegno, ogni giorno, piegandosi, povero lui, allo sperpero immondo della panencefalite mondiale. perche' se avesse un cervello funzionante tenuto insieme da un dio buono e giusto si domanderebbe - e con lui molte migliaia di persone- come mai proprio lui, pur con tutto il culo che ha avuto nel saper calciare un pallone nell'anno corrente 2009, sia destinato a raccogliere una fortuna che potrebbe salvare da morte sicura, di fame di stenti di guerra, qualche milione di persone. oppure risparmiare qualcuno dei fallimenti che mettono in ginocchio intere aziende e fanno trovare senza lavoro oneste famiglie destinate all'angoscia. magari mi sbaglio, pensavo fossimo in recessione, ma forse solo per quegli sfigati che non sanno giocare a calcio.
pensera' dico io? ringrazia dio tutte le mattine? o e' dio a ringraziare lui ogni volta che segna?
milioni di persone, milioni di euro.
contabilizziamo il costo della morte, cerebrale e non.
milioni di persone, milioni di euro.
per comprare KAKA'.
per farlo stare in grazia di dio.
beh grazie dio, grazie di esistere in questo magnifico mondo che abbiamo la fortuna di abitare ogni giorno fino a quello del tuo implacabile giudizio. fino a quando non si decida di scendere, grazie a dio.
grazie milan grazie manchester, grazie al meraviglioso divertente spensierato mondo del calcio per questo esultante ed ecumenico spettacolo di spreco universale.
datemi un mitra, per dio.
ulrike meinhof.

sabato 3 gennaio 2009

morire di tango

TANGO
dove i maschi sono maschi e le femmine sono femmine.
un mondo perfetto. di geometrica bellezza. di sensualità vibrante.

da morirne.
morire di piacere.



dove il corpo della donna è uno strumento perfetto nelle mani capaci tenaci di un uomo.
dove le curve di una donna sono il completamento rotondo della geometria del mondo.
dove le gambe di una donna sono edera, sono braccia, sono mani, sono corpo che parla.
tango è gambe, è schiena, è sguardo.




dove i corpi delle donne sono avvolti da vestiti travolgenti, fasciati da velluti neri e rossi, con spacchi vertiginosi che lasciano intravedere...che trascinano nella magica bellezza di un corpo femminile che si muove.
dove i tacchi sono alti, le caviglie allacciate da un cinturino che ne esalta la sottigliezza.
dove le schiene sono nude, forti, muscolose, la naturale partenza di sederi tondi e atletici che ondeggiano al passo delle tanguere.



dove si percepisce la perfezione, movimenti veloci precisi misurati. mai sbagliati.mai.
dove la tecnica è una vita di fatica e dedizione, dove ogni movimento è studiato per sedurre, per parlare del corpo che ammalia, che cattura, malizioso, la fantasia.
dove la schiena di lei ha un posto perfetto, naturale, genetico, per la mano di lui.
lì. solo lì. proprio lì.

lui la sfiora ma la sostiene.
lei è un vortice ma solo per lui.


lei si gira si volta si avvinghia.
lo guarda, lo avvolge con le mani, che poi diventano gambe, che poi tornano occhi.
lei su curva, lui la asseconda.
lui la prende, lei si piega.
il capo è inclinato ad arte, è vicino, poi lontano.
è di lato, in attesa di essere baciato.
languido.




e' come assistere pubblicamente a una faccenda intima, privata.
molto intima, molto privata.
di cosa stiamo parlando?
di tango?

Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole. Ed è subito sera ( Quasimodo)













Sulla morte senza esagerare
W. Szymborska, da Gente sul ponte, 1986.

Non s’intende di scherzi,
stelle, ponti,
tessitura, miniere, lavoro dei campi,
costruzione di navi e cottura di dolci.

Quando conversiamo del domani
intromette la sua ultima parola
a sproposito.

Non sa fare neppure ciò
che attiene al suo mestiere:
nè scavare una fossa,
nè mettere insieme una bara,
nè rassettare il disordine che lascia.

Occupata a uccidere,
lo fa in modo maldestro,
senza metodi, nè abilità.
Come se ognuno di noi stesse imparando.

Vada per i trionfi,
ma quante disfatte,
colpi a vuoto
e tentativi ripetuti da capo!

A volte le manca la forza
di far cadere una mosca in volo.
Più di un bruco
la batte in velocità.
Tutti quei bulbi, baccelli,
antenne, pinne, trachee,
piumaggi nuziali e pelame invernale
testimoniano i ritardi
del suo svogliato lavoro.

La cattiva volontà non basta
e perfino il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni
è, almeno finora, insufficiente.
I cuori battono nelle uova.

Crescono gli scheletri dei neonati.
Dai semi spuntano le prime due foglioline,
e spesso anche grandi alberi all’orizzonte.
Chi ne afferma l’onnipotenza
è lui stesso la prova vivente
che essa onnipotente non è.

Non c’è vita che almeno per un attimo
non sia immortale.
La morte
è sempre in ritardo di quell’attimo.
Invano scuote la maniglia
d’una porta invisibile.
A nessuno può sottrarre
il tempo raggiunto.




la Szymborska ha il dono ineguagliabile della leggerezza.
ma io no.
non ce l'ho ma quanto lo vorrei.
io guardo la morte e non mi do pace.
non mi perdono di essere al mondo senza sfiorare, ogni giorno, di continuo il pensiero della morte.
io vedo, oggi, una donna piangere e stringere i suoi figli davanti alla bara del proprio marito morto, a 45 anni, di infarto, la notte di capodanno e non so che pensare a me.
io piango ma piango per me.
io vedo gente commossa, io vedo gente che prega, vedo gli amici motociclisti sul sagrato che alzano in gruppo i loro caschi per un minuto come in un rito pagano tribale, e vedo che la gente ha paura per se'. per la propria morte. per la propria solitudine davanti al nulla.
io vedo gente che si stringe, che mette le mani in tasca per nascondere il proprio imbarazzo davanti alla morte, che congiunge le mani, che sospira e vedo che dopo 10 minuti la vita torna prepotente e parla dei figli, del lavoro, delle vacanze.
vedo che tornano i ricordi, vedo che la vita e' come la gramigna.
non la strappi via se non per un minuto.
io mi raccolgo, mi chiudo dentro, penso come deve essere morire, penso al vuoto, al nulla, eterno, al nero per sempre, penso alla non vita al non pensiero al non sentire al non corpo, penso all'universo che pulsa oltre la mia vita e al mio pianeta, penso ai quadri di magritte, mi vedo fuori da mio corpo in un'essenza incosistente, ma ci penso per un minuto.
poi mi scuoto, non ce la faccio.
e' un pensiero insostenibile. e' una vista inguardabile.
e' piu' facile pensare alla vita che rimane qui oltre la morte, dopo la morte. la vita di chi rimane dopo la morte, quella morte, la vita che ricorda e che si strugge, dopo, al ritorno a casa. penso a quelle pantofole e a quel pigiama, a quelle scarpe e ai suoi cd, a quel casco e al dopobarba che sono rimasti li', oltre, dopo. e lo strazio infinito di chi lo vede, ora, al ritorno a casa.
a cio' che rimane, di noi, dopo la morte.
a chi rimane qui, dopo di noi, dopo la morte.
rimangono i vivi che per una attimo pensano alla morte ma poi non sanno fare a meno di ripensare alla vita quand'era in vita, sempre.
La morte appartiene alla vita.



Tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate.
(Apocalisse 21,4)





La morte della Vergine
Caravaggio

venerdì 2 gennaio 2009

sapore di stelle



Toscana e ulivi.
colli e colori.
cielo e stelle.
qui e' un'altra vita.
qui e' un altro giorno.
qui e' un'altra notte.
a Milano vedo una stella. qui alzo gli occhi e ne vedo cento.

c'e' chi vive a milano, zona niguarda, una vita che gli va stretta, una vita che lo fa sorridere quando dico che sono una psichiatra. c'e' chi sorride.
c'e' chi ha il volto di chi ha vissuto ai margini e ha deciso che andare potevo solo essere meglio di rimanere.
c'e' chi e' andato a lavorare in Germania e ha trovato gli occhi pazienti di una donna.
c'e' chi e' tornato, sposato, in toscana, ad abitare in una roulotte, a lavorare in un vivaio e a coltivare un sogno.
c'e' chi ha trovato un rudere tra le colline di Volterra e, di nuovo, si e' innamorato.
c'e' chi ha lavorato per 15 anni a quel rudere e a quelle zolle, lavorato e fatto figli coltivando la terra e il proprio futuro, e ora ha le mani ruvide di un contadino, un olio che fa risorgere i morti, una cucina genuina dai sapori ineguagliabili, una casa agriturismo con cui pagare i conti.
c'e' chi sa che oltre a ciò che si può e si è, c'è ciò che si vuole e si desidera essere. non si muore come si è nati.

sono qui, ammiro questo cielo e penso che la vita ha un gusto diverso quando si nutre a questa tavola.