bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 23 aprile 2009

"prendila te quella col cervello..." (Vecchioni)



non so, qualcosa non va.
circolo "culturale", medici psichiatri psicanalisti.
sono stata invitata.
forse qualcuno si aspettava che io dicessi qualcosa?
è probabile.
io ho parlato, la mia voce non si è sentita però.
qualcosa proprio mi ha impedito di aprire bocca.
intanto ero l'unica donna.
donne ce n'erano, ma la mia sensazione era di essere l'unica donna.
il che mi ha spiazzato, per una volta mi sono sentita una bambola.
forse non mi era mai successo.
mi sono sentita una bambolona con gli occhioni, la gonna e i tacchi alti in mezzo a un circolo di sapientoni e di donne con le scarpe da ginnastica e il dolcevita punitivo.
in un momento in cui qualcuno mette a dura prova la mia convinzione di essere una creatura pensante, guarda caso mi sono trovata in una situazione in cui la mia fisicità era stridente in un ambiente dove circolava, apparentemente, solo il pensiero.
poi chissà. gli uomini parlano di samurai zen e della medicina al traino dell'andamento delle priorità sociali del momento, ma forse le mie scarpe vertiginose e il mio vestitino scollato lo hanno guardato lo stesso.
gli uomini viaggiano sempre su un doppio binario. lo so bene.
mai trovata in una posizione di questo genere.
fatto la bambolona fino in fondo.
l'intelligentona è andata in pensione.
e poi non condividevo la visione così apparentemente pura buddista e consapevole della funzione medica. forse lì erano tutti così autenticamente colti consci e responsabilizzati ma non ho visto circolare l'unica cosa che ci salva dalla presunzione: il dubbio.
fatto la bambola fino in fondo.
sorseggiante lo spumante offertomi da qualcuno che mi conosce molto bene.
stridente.
confondente.
fastidioso.
me ne sono andata chiaramente a disagio.
non ero al mio posto, comunque.

lunedì 13 aprile 2009

la moto di Andrea



Ecco, una signora, una paziente, non mi addentro troppo ma vi dico benestante, mi racconta, per l'ennesima volta, che la sua vita è sfortunata e terribilmente segnata dalla solitudine. non è sposata, non ha figli. ha passato la vita a dedicarsi alla madre malata, altro non c'era. altro non c'è, se non spiegare alla signora, alla paziente, per l'ennesima volta, che la sua non è una vera depressione, come lei molto ma molto aspira a possedere come un diamante prezioso, che la sua è una gran difficoltà, ma proprio gran, ad adattarsi alla realtà della vita, la sua, che così è ma che non è nemmeno troppo così.
mentre parla, per l'ennesima volta, mi rendo conto che è -venerdì-, e mi dice che, tra le altre cose, per lei il trasloco -è venerdì 10, 10 Aprile- dalla Besana a Via Moscova, -è venerdì 10 Aprile 2009-, è stato uno shock. ha detto SHOCK. con molta e molta mal celata malinconia.
-è venerdì 10 aprile 2009 e sono le 11-
oggi è il giorno dei funerali di stato per i morti del terremoto dell'Abruzzo.
per la signora, mia paziente, il trasloco dalla Besana a Via Moscova è stato uno shock.
la guardo e guardo l'orologio.
vorrei stare un attimo in silenzio e pensare e riflettere e interiorizzare, io, non la signora, mia paziente, cos'è uno shock.

ho pensato a cosa succede in pochi minuti.
minuti in cui la vita ti crolla letteralmente addosso.
ho pensato a chi dorme nel suo letto e non si sveglia più o, peggio, si sveglia e ha perso tutto.
dico tutto.
la casa e gli oggetti di una vita e i muri e il soffitto e il pavimento e il lavoro e i soldi e il posto, dico il luogo e il posto, di lavoro e una moglie e un marito e tre figlie e quattro figli e un nipote e un bambino e due bambini e una moglie con suo figlio e una madre e un padre e un'amica e due amici.
e un bambino di quasi tre anni che voleva tanto una moto. per il suo compleanno.
TUTTO.




ho pensato a tutto questo.
e a una vera sana terapia per la signora, mia paziente.
un percorso di vitale importanza sulla serieta' di relativizzare i problemi.
per chi certamente vede la tv e piange e si dispera e dona 100 euro alla Croce Rossa, ma non capisce e continua a pensare che il suo trasloco è stato uno shock.

sono ingiusta lo so. ma attualmente non so essere migliore di cosi'.
il pensiero impensabile di questo padre con il regalo ormai irregalabile per il suo bambino ormai irrespirabile e la scelta disperata di metterlo sulla sua piccola bara bianca mi rende ingovernabile.

giovedì 2 aprile 2009



COME FOGLIE di Malika

E’ piovuto il caldo
Ha squarciato il cielo
Dicono sia colpa di un’estate come non mai
Piove e intanto penso
Ha quest’acqua un senso
Parla di un rumore
Prima del silenzio e poi…
E’ un inverno che va via da noi
Allora come spieghi
Questa maledetta nostalgia
Di tremare come foglie e poi
Di cadere al tappeto?
D’estate muoio un po’
Aspetto che ritorni l’illusione
Di un’estate che non so…
Quando arriva e quando parte,
Se riparte?
E’ arrivato il tempo
Di lasciare spazio
A chi dice che di spazio
E tempo non ne ho dato mai
Seguo il sesto senso
Della pioggia il vento
Che mi porti dritta
Dritta a te
Che freddo sentirai
E’ un inverno che è già via da noi
Allora come spieghi
Questa maledetta nostalgia?
Di tremare come foglie e poi
Di cadere al tappeto?
D’estate muoio un po’
Aspetto che ritorni l’illusione
Di un’estate che non so…
Quando arriva e quando parte,
Se riparte?
E’ un inverno che è già via da noi
Allora come spieghi
Questa maledetta nostalgia?
Di tremare come foglie e poi
Di cadere al tappeto
D’estate muoio un po’
Aspetto che ritorni l’illusione
Di un’estate che non so…
Quando arriva e quando parte,
Se riparte?
E’ arrivato il tempo
Di lasciare spazio
A chi dice che di tempo
E spazio non ne ho
Dato mai


questa canzone, parole musica voce, e' un capolavoro.
e' il segnale di una genialita' musicale e poetica al massimo della compenetrazione ed espressione di pensieri e sensi.
e' un'emissione di luce, temporalita', continuita' e sequenzialita' che mira allo spazio profondo. del cuore dell'anima, degli amori che vanno lontano, verso un nuovo inverno..."a te che freddo sentirai".
si rincorrono stagioni, caldo freddo, vento e foglie, spazio e tempo, nostalgia e illusione.
c'e' un calore che arriva dall'estate mentre il cuore va lontano verso quell'amore che cambia "emisfero" e, allontanandosi, fugge verso il freddo, riprendendo, nella corsa dello spazio, quell'inverno che va via da noi, da me. l'inverno delle foglie che cadono e del cuore. ora c'e' un calore che piove dal cielo, pioggia calda che fa rumore e squarcia il vuoto del silenzio. rincorro il tempo che non ho, lo spazio che non ho dato, a qualcuno, a te, mentre le stagioni mi insegnano che il tempo e lo spazio sono ciclici come tutto il perturbarci dell'amore. la nostalgia mi coglie al pensiero di un inverno che ti accoglie, lontano, sapendo che al termine di questa luce dell'estate, che pure mi da vita, come sempre vita rinnovata, dovro' vivere nell'illusione che ritorni. tu, la luce, il calore, il nostro tempo e lo spazio che non ho dato.

io sballo per questa canzone.

l'ha scritta Giuliano Sangiorgi dei Negramaro.
la canta Malika Ayane, voce italiana ma straniera, con l'accento che cade sui contrasti infilandosi tra i pensieri ovattato e profondo.

http://www.youtube.com/watch?v=4852VWNERF8