bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

martedì 26 maggio 2009

guizzo e luce. la materia dei futuristi.

il lampo squarcia il cielo, lo schianta con la sua forza.
è una città industriale piovosa che improvvisamente scopre la forza della luce.
per i futuristi è nata una nuova materia.


se entrate alla mostra come dei bambini -come forse sempre si dovrebbe fare- ne riceverete il trattamento migliore.
avrete in dotazione un registratore con la presentazione della mostra e dei suoi passaggi più spettacolari accompagnati da due amici che definirei geniali, nel nome quanto nell'intuizione: guizzo e luce.

"Noi siamo degli scherzi di luce. La materia non esiste."
"Il moto e la luce distruggono la materialità dei corpi."

la contraddizione sta nel fatto che luce scorpora l'immobilita' dei corpi ma non la smaterializza affatto. anzi le da una nuova forma e che forma, quale incredibile forma. ma ogni cosa viva si alimenta di contraddizioni, la coerenza appartiene alla categoria delle cose morte.
le immagini classiche dei futuristi sono gia', di partenza, figure di grande bellezza e sapienza. il disegno e' uno strumento potente in mano ad artisti esperti. la smantellamento della tradizione deve avere come punto di partenza la conoscenza della tradizione. la sperimentazione nasce necessariamente dalla manipolazione esperta delle risorse. nessuno puo' inventarsi innovatore se non sa da dove partire. nessuno scrittore puo' iniziare a scrivere sul piu' immaginifico dei mondi se non conosce la materia di cui tratta, parole e esperienza della realta'. una spiegazione confusa e' la spia piu' potente che chi scrive non sa. non sa di cosa parla il suo scrivere.
anche un pittore, uno scultore sa, sa di cosa parla la sua creazione. domina il suo linguaggio. altrimenti non dice niente, non sa di cosa parla il suo dipingere.

le immagini
di un corpo nudo di donna intenso e scolpito nella carne come materia viva,


di una figura femminile assorta e pensosa, piegata sul proprio sentire


di filari di piante desolate scagliate nel cielo come corpi nudi


di una madre in attesa che pena ansiosa con occhi umidi,


di una visione di teschi in un delirio visivo che trasfigura la propria immagine,


di una testa di cera che si piega umile e stanca sulla propria materia corruttibile



tutto questo dice che chi dipinge e scolpisce, questi Previati Boccioni Balla Carrà Russolo Medardo Rosso, conosce i propri mezzi.

e poi ecco che la luce e il guizzo in avanti, oltre, oltre il suono, oltre la velocita', avanti sempre piu' avanti, compaiono nella mente, e poi sulla tela, di chi immagina un mondo in eterno movimento.
un mondo dove la luce diviene un modo, una rappresentazione della realtà.
la luce viene da dietro e spinge in avanti, infuocata, cavalli mitici guidati da un dio che non ha tempo.


ma i soggetti preferiti sono quelli cittadini, con gente, folla, strade, lavoro, movimento, treni e macchine. il futuro che avanza, la tecnologia che trasforma la vita, definitivamente, ineluttabilmente, come ancora oggi sperimentiamo, futuristi del futuro.
la città lavora, cresce, si affolla.
voi avete in mente "una citta' che sale"? certo che l'avete, ci vivete. eccola sale turbinosamente a creare un vortice che tutto avvolge freneticamente dentro se'. cosi' siamo, riavvolti confusamente dal turbine che creiamo noi stessi con la nostra stessa cinetica incessante.
è un cavallo. ma è molto di più, è l'energia che prende forma.



voi avete in mente la stazione ferrosa con partenze e arrivi e soste e gente e binari e luce e stridore? certo che l'avete in mente. Eccola con il metallo che avanza e le figure di chi resta, o parte, o lavora, avvolte dalla luce di un tramonto tagliente rosso alle spalle e così terribilmente faticoso di fine giornata.


ed eccoli quelli che restano. le linee dall'alto sbarrano il movimento. sembrano muoversi ma lo spazio non c'è. segregati dall'impossibilità di un pensiero libero. fantasmi ingabbiati. sbarre della mente.


voi avete in mente la folla che si accalca curiosa richiamata dall'evento mortale catastrofico sanguinoso? Come falene richiamate dalla luce, la luce della vetrina in città, corpi in ascesa verso l'epicentro. densità.


“Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.”

un cavallo rosso di Carrà si scorpora e ci mostra il suo andare. veloce. incalzante.


un cavaliere avanza e ci dimostra la plasticità dei corpi e del movimento, dei corpi in movimento. le sue forme si prendono lo spazio intorno, lo modificano. è un cavaliere elettrico, fatto di luce energia e materia flessibile.


tutto avanza.
questo corpo è presente e passato e futuro, è movimento fissato su una pellicola. è energia che si trasforma, nel movimento, nella forma del tempo.


e se questo guarda in basso, salto nel vuoto nella vertigine della velocità in picchiata


questo guarda in alto, costruzione solida di un futuro di cemento, senza verde, senza natura, fatta costruita e pensata per un uomo senza tempo.
in un'epoca senza storia dominata da un uomo che vince presuntuosamente sulla morte.

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