bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 9 luglio 2009

se dio esiste che mi fulmini. ha cinque minuti di tempo.



un buon film. una solida intensità, soprattutto nella prima parte, dedicata all'incontro fatale, all'innamoramento estatico, al rapimento emotivo. scuro, melò, sensuale, misterioso.
nella seconda si perde il personaggio di Mussolini, affidato solo alle immagini storiche di repertorio, e ci si addentra nella perdizione manicomiale del personaggio femminile, Ida Dalser, sempre pervasi dal dubbio se si tratti di vero delirio o pervicace ostinazione. la magia, seppure nera e dannata, si stempera, anzi decade completamente e lascia spazio alla vivida luce del giorno, quella che acceca, quella che toglie la ragione, che annienta l'illusione ed evidenzia la bruttura dell'estraniamento, della privazione.
personalmente non sono interessata alla veridicità della vicenda. la verità non c'è se non nella memoria ormai perduta di chi l'ha vissuta. la ricostruzione è già soggetta a errori e interpretazioni che distorcono per definizione l'evoluzione della storia.



mi interessa piuttosto il film. la narrazione.
mi colpisce la scena iniziale in cui mussolini sostiene l'inesistenza di dio con un cronometro alla mano. dio non l'ha fulminato. dio non esiste. mi colpisce la presentazione immediata del mistificatore, dell'ingannatore, dell'incantatore. e lo zoom sulla sua vittima, lei, la prima di tutta la nazione a seguire.
mi colpisce la scena finale. che è la stessa dell'inizio del film. mussolini aspetta che passino i 5 minuti del cronometro. la storia è finita. è stato fucilato, è stato fulminato. dio non esiste ma lui ha mentito. a tutti. e tutti quelli che gli hanno creduto sono stati fulminati con lui.
la fascinazione di ida dalser è la fascinazione dell'italia. l'annientamento fisico e mentale e anagrafico di ida e di suo figlio è l'annientamento democratico dell'italia, l'assasinio legalizzato. la menzogna opportunistica d'amore è la menzogna che sottende l'apparato e l'indottrinamento di stato. il parallelismo è forte e sostiene il film nella sua evoluzione storica.
mi ha sorpreso l'immagine del mussolini amante. certo un duce così non poteva essere che un amante vorace, invasato, con l'occhio sbarrato sull'eternità del potere anche nell'amplesso amoroso. mi stupisco perchè l'idea di un mussolini amante è proprio un luogo che non vorrei conoscere, ma mi ritrovo nel film a farmi domande e a fantasticare sul mussolini uomo. proprio quel mussolini che, a vederlo adesso nelle immagini di repertorio, ha qualchecosa di grottesco e drammaticamente ridicolo, una maschera della commedia dell'arte di morte e distorsione.



ma questo è il potere del cinema, in fondo è finzione, quello sullo schermo non è mussolini, quello è filippo timi, forse anche questa è mistificazione, anche questa, come l'altra, è magia col potere di ingannarti.



eppure questo aspetto della corporeità mussoliniana è una chiave di volta del film. prima c'è il corpo privato, un corpo che prende e penetra e soggioga, un corpo in movimento, un corpo energico che si proietta sul futuro, un corpo futurista. quando il corpo privato di mussolini esce di scena, il film perde di potenza. il corpo privato è diventato quello pubblico, ha indossato la maschera teatrale, è diventato il grande corpo della massa plaudente e adorante, il gesto amatorio si è trasformato nella spettacolarizzazione della politica distruggendo tutto ciò che ha lasciato dietro di se. il corpo di ida è la prima sperimentazione, di forza di seduzione di possedimento, il corpo di ida richiama altri corpi, quelli del popolo, di tutti quelli che verranno dopo di lei.

Nessun commento: