bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 31 dicembre 2010

filastrocca di capodanno

http://browse.deviantart.com/digitalart/?q=snow&order=9&offset=96#/d2ju4jk

Filastrocca di Capodanno

Filastrocca di Capodanno
fammi gli auguri per tutto l’anno:

Voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile,

Voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera,

voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco,

che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.

Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.

( Gianni Rodari “ Filastrocche in cielo e in terra”)

giovedì 30 dicembre 2010

tentativi di un mio "attraverso"







ah, ah, no dai... giuro che non ho pensato a Elliott Erwitt nei miei scatti perseguendo il compito "attraverso" affidatomi, ma e' chiaro che lo avessi nella testa...




sono una scolaretta.
'..non serve l’ombrello, il cappottino rosso e la cartella bella per venire con me,
basta un po’ di fantasia e di bontà … e di bontà …'

giovedì 23 dicembre 2010

nemico di classe

lo spettacolo teatrale di Nigel Williams, al teatro Parenti di Milano, non ha dalla sua un testo indimenticabile ma un rappresentazione efficace.
la forza sta nella prossimità, di tempo e di luogo.
sei dentro, molto addosso.
questo fa, più del testo, più della potenza delle parole.


sono in sei, sono sbandati, si trascinano da un angolo all'altro della classe, la devastano ma non la abitano.
Iron la sa lunga, almeno in apparenza, Kermit molto meno e trasuda ingenuità, Spillo si contrappone e ce la farà, Kinder esprime la rabbia in modo elementare, Bago è gregario e tragicamente comico, Broz è spento, chiuso, nemmeno la rabbia lo fa esplodere.

il nemico di questa classe? la mancanza di regole.
sembra banale eppure fondante.
la disperazione di questi ragazzi non sta nelle origini, nella povertà, nella degradazione, nella violenza, nell'ignoranza, nella decadenza e nell'emarginazione. nell'insostanziabilità.
il nemico sta nella mancanza di un confine.
lo chiedono lo aspettano lo agognano.
ma non arriva.
la deriva sta nella mancanza di un argine.
la disperazione nella rinuncia.
se non ti insegnano dove inizi e dove finisci sei destinato, per sempre, a non ancorarti mai.
desiderandolo disperatamente.
perchè a volte lo sappiamo cosa ci salverà, la verità è solo dentro di noi ma qualcuno deve leggercela.

martedì 21 dicembre 2010

E come portati via si rimane

Natale
di Giuseppe Ungaretti

Non ho vogliadi tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

domenica 19 dicembre 2010

"La macchina fotografica è uno strumento che insegna a vedere senza una macchina fotografica” - Dorothea Lange







Regeneration 2.
vantaggi di vivere a milano?
c'è tutto e io sono onnivora.
piccola mostra di giovani fotografi allo spazio Sozzani, corso Como 10, a due passi dal mio ospedale.
se passo oltre al fatto che corso Como 10 è un posto -posto...una discarica di rifiuti di oggettini extra-lusso da migliaia di euro al pezzo che brucerei, con tutto dentro, cose e persone. luoghi immorali che urlano decenza- se passo oltre vi mostro un paio di giovani foto e vi dico che da quando mi diletto, ma tuttora non so fotografare, io vedo il mondo in un altro modo. il mio occhio vorrebbe diventare una lente con otturatore.



"The imagination is not a State: it is the Human existence itself."
William Blake

mercoledì 15 dicembre 2010

"le città, come i sogni, sono costruite di desideri e di paure"

"Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. "
Italo Calvino, Le città Invisibili, 1972

Fotografo non identificato Spettacolo nautico e pirotecnico nell’Anfiteatro dell’Arena Dopo il 2 agosto 1863 Albumina Milano, Civico Archivio Fotografico, Fondo Lamberto Vitali

Al castello sforzesco c'è una mostra singolare,  "Lo sguardo della fotografia sulla città ottocentesca Milano 1839 - 1899", scatti fotografici che ritraggono una Milano antica, o forse ancora giovane, e bella.
bella e e intrigante, veramente chic. come ora francamente non è.
vedere l'arena invasa di acqua come la volle Napoleone Bonaparte la rende magica come ora non sa.
vedere il duomo con la sua mole imponente fronteggaiato da bei palazzi in una semplice piazza, la rende accogliente come ora non appare.
vedere una piazza della Scala con un antico palazzo Marino con carrozze e segni di antico le attribuisce un fascino che ora non emana.
vedere l'angolo di via Castelfidardo, antico e alberato, dove ora sorge il mio ospedale e una farmacia, la rende nostalgica e quieta come ora non si mostra.
vederla animata di piazze e gente e cavalli e lampioni e strade vivibili e spazi aperti -«là dove c’era l’erba ora c’è una città»- quando ora è affollata trafficata densa infiltrata negoziata fino all'asfissia di ogni spazio disponibile è, vi assicuro, una dimensione che desidererei per la mia città malata di catrame e cemento e drink e immagine puttana.
"Ogni volta che si entra nella piazza ci si trova in mezzo ad un dialogo"
Italo Calvino, Le città Invisibili, 1972

 
“Deroche & Heyland” (1864 -1868) Costruzione della tettoia del braccio settentrionale della Galleria Vittorio Emanuele II Agosto - dicembre 1866 

Fotografo non identificato Piazza del Duomo con l’isolato del Rebecchino e il Portico dei Figini 1855
Piazza della Scala

oggi milano annaspa senz'aria e senza spazi, senza gente che la viva e la sospiri negli angoli nelle piazze o nei sottotetti, i negozi si affolano, vivono e muoiono nel tempo di un anno, nulla fa più radice, tutto si estirpa e si sostituisce, veloce e senza traccia, come un vestito passato di moda. ora milano è una città senza storia.
"Per vedere una città non basta tenere gli occhi aperti. Occorre per
prima cosa scartare tutto ciò che impedisce di vederla, tutte le idee
ricevute, le immagini precostituite che continuano a ingombrare il
campo visivo e la capacità di comprendere"
Italo Calvino, Gli dei della città, 1975.

ma, per consolarci, oggi Milano è LED 2010, un'iniziativa del comune che la illumina come un lustrino, la rende a tratti suggestiva e colorata, per lo spazio dell'illusione mercificata del natale.



si gira con il naso all'insù e si vedono schegge colorate lumimescenti, piogge iridescenti, sagome luccicanti, cupole riverberanti, ma mi domando se la gente le vede o se cammina veloce senza giorno, senza notte, senza meta.
"Per tutti presto o tardi viene il giorno in cui abbassiamo lo sguardo lungo i tubi delle grondaie e non riusciamo più a staccarlo dal selciato. 
"Italo Calvino, Le città Invisibili, 1972

Leggo Calvino che descrive Valdrada (Le città invisibili, 1972) :
"Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive d'un lago con case tutte verande una sopra l'altra e vie alte che affacciano sull'acqua i parapetti a balaustra. Cosí il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta. Non esiste o avviene cosa nell'una Valdrada che l'altra Valdrada non ripeta, perché la città fu costruita in modo che ogni suo punto fosse riflesso dal suo specchio, e la Valdrada giú nell'acqua contiene non solo tutte le scanalature e gli sbalzi delle facciate che s'elevano sopra il lago ma anche l'interno delle stanze con i soffitti e i pavimenti, la prospettiva dei corridoi, gli specchi degli armadi. Gli abitanti di Valdrada sanno che tutti i loro atti sono insieme quell'atto e la sua immagine speculare, cui appartiene la speciale dignità delle immagini, e questa loro coscienza vieta di abbandonarsi per un solo istante al caso e all'oblio. Anche quando gli amanti dànno volta ai corpi nudi pelle contro pelle cercando come mettersi per prendere l'uno dall'altro piú piacere, anche quando gli assassini spingono il coltello nelle vene nere del collo e piú sangue grumoso trabocca piú affondano la lama che scivola tra i tendini, non è tanto il loro accoppiarsi o trucidarsi che importa quanto l'accoppiarsi o trucidarsi delle loro immagini limpide e fredde nello specchio. Lo specchio ora accresce il valore alle cose, ora lo nega. Non tutto quel che sembra valere sopra lo specchio resiste se specchiato. Le due città gemelle non sono uguali, perché nulla di ciò che esiste o avviene a Valdrada è simmetrico: a ogni viso e gesto rispondono dallo specchio un viso o gesto inverso punto per punto. Le due Valdrade vivono l'una per l'altra, guardandosi negli occhi di continuo, ma non si amano."

è stupefacente questa visione di una città che si sdoppia ma che, nello specchio, non si riconosce,  anzi di più, nello specchio vede ciò che di sè non ama. potrebbe avere, potenzialmente, le risorse dello splendore, della bellezza, della ricchezza e della molteplicità, ma nell'immagine allo specchio ciò che acquisisce è solo la perdita della spontaneità dei gesti, sia nell'amore sia nell'odio, è il timore del controllo e del giudizio riflesso altrove. eppure le due città gemelle diventano inscindibili, vincolate, l'immagine distorce il reale disanimandolo ma rendendolo schiavo. la simmetria è utopica, è menzogna: nel passaggio del confine dal vero al riflesso, e viceversa, un capovolgimento irreversibile modifica  il mistero che sottende ogni gesto.
è la metafora della nostra vita virtuale.
sono la città e gli uomini che la abitano che nel riflesso infinito delle immagini hanno perso autenticità. e dignità.



domenica 12 dicembre 2010

ieri, un giorno "attraverso"

Un giorno mite,
ma ancora del freddo,
nel sole d'inverno.

(Haiku di Konishi Raizan)

venerdì 10 dicembre 2010

porco rosso

"un maiale che non vola è solo un maiale"



cosa posso dire?
delizioso e sublime capolavoro di bellezza e creatività narrativa.
ambientato in Italia, anni venti, sull'adriatico e in una strana visionaria milano (troppa acqua e canali per essere vera!), questo cartone animato di quel genio di nome Hayao Miyazaki (La città incantata, Il castello errante di Howl, Ponyo sulla scogliera, La principessa Mononoke, Il mio vicino Totoro) è una dedica appassionata all'aviazione italiana -il film è colmo di citazioni, dai nomi dei personaggi, agli idrovolanti, ai motori, tutti realmente esistiti, fino ai nomi delle bande dei pirati- e un omaggio al coraggio di essere se stessi, a onta delle sembianze.
il protagonista, Marco Pagot, è un ex-pilota che, deluso dall’umanità durante la grande guerra, si è misteriosamente ritrovato nelle mutate sembianze di un maiale antropomorfo. di questa trasformazione non si sa nulla, solo vi si accenna, e nemmeno se ne vede il volto umano probabilmente ritrovato alla fine del film. con il nome di battaglia di Porco Rosso, vola alla ventura sui cieli dell’adriatico, con uno sguardo sulla costa della croazia, a bordo del suo idrovolante rosso (e che contrasto poetico con il mare blu!!), sfuggendo alla persecuzione fascista e procacciandosi da vivere come cacciatore di taglie. ma l’arrivo del pilota americano Curtis, assoldato dai Pirati del Cielo -che si chiamano "mamma aiuto", citazione di Mammaiut, soprannome di un idrovolante diventato poi il grido di un reparto dell'aeronautica italiana- lo costringerà a nuove battaglie per la salvaguardia dell’onore proprio e di quello di una radiosa fanciulla, la dolcissima Fio, per la riconquista di un perduto amore, la bellissima Gina, e della fiducia nell’umanità.
porco rosso non si omologa, persegue il suo credo e si muove nel mondo noncurante di un'estetica sfavorevole. ironizza con battute esilaranti sulla propia condizione di porco,"preferisco essere un maiale che diventare un fascista", piace alle donne e le donne gli piacciono, fa il suo mestiere senza pretese, non cerca la rissa, evita le complicazioni, non uccide nel duello finale "perchè questa non è la guerra".
e soprattutto sa, come racconta alla giovane Fio desiderosa di una fiaba per riuscire a dormire, che sono sempre i buoni a morire. in una scena meravigliosa e struggente del film, alla fine di un combattimento senza scampo nei cieli della prima guerra mondiale, si trova a planare sulle nuvole bianche, come fosse acqua, e a scorgere una scia in cielo che brilla e luccica: è la traccia gassosa di un aereo o forse, come a me sembrava, la coda di una cometa? sono gli aerei dei combattenti morti, tutti insieme senza distinzione di parte, è la miriade di idrocaccia caduti che, illuminata dal sole, crea questo cammino abbagliante di luce, è la conquista del posto che spetta agli uomini che hanno scelto di combattere volando. forse è questo il luogo del mistero, il momento della trasformazione in porco, perchè porta in sè la vergogna di essere sopravvissuto, lui non è tra i buoni, lui non è in quella scia dorata verso il cielo degli eroi.
forse il volo è il luogo della libertà ma anche della non appartenenza, porco rosso è schivo e non ama aggregarsi, accetta la sua trasformazione come l'inevitabile conseguenza della sua mancanza di valore tra i sommi della storia. al suo fianco è immancabile Fio, la figura femminile delle storie fantastiche di Miyazaki, volitiva e tenace, preparata e indomita, ma dolcissima ed entusiasta spinta dalla forza irresistibile di un bambino.
qui si respira poesia, paesaggi ariosi e carichi di fascino, ambientazioni raffinate, personaggi irresitibili densi di humor e ideali, qui si generano bolle di mistero, dichiarazioni affettuose e omaggi personali disegnando l'allegoria di fondo in un poetico paesaggio interiore.
qui si vola.

"finirai come un maiale arrosto, non voglio venire al tuo funerale".

mercoledì 8 dicembre 2010

giornale di lotta comunista e la rifondazione della Rossa


questa volta non ero in conflitto con la mia coscienza, nessun bikini pitonato aveva inquinato la mia immacolata -potenziale- anima comunista (http://nuovateoria.blogspot.com/2008/07/il-giornale-di-lotta-comunista-e-il.html).
questa volta quando è arrivato Cristian ero pura e santa come un angelo.
comunista, sterminatore di capitalisti venduti all'imperialismo dominante.
ebbene si l'ho ricomprato conversando sull'uscio di casa. situazione analoga, mia versione casalinga e sua versione da combattente proletario. io in tuta alle prese con i fornelli, lui vestito da guerriero pronto alla fuga e alla difesa in caso di guai.
mi diverto, neanche troppo sottilmente, quando alla sua domanda, gentile ma guardinga, se sono interessata al giornale gli rispondo: molto grazie, ne vorrei una copia.
davvero? ah!!
stiamo raccogliendo qualche fondo se vuoi (tu immancabile, senza nemmeno passare dal via) puoi lasciarmi qualcosa? si volentieri.
davvero? ah!!
(si si è un bel gioco, tu che guevara io la dama del castello).
il 23 gennaio a milano c'è una commemorazione allo smeraldo, magari vuoi venire. si perchè no, di cosa si tratta?
davvero?? ah!!
se vuoi lasciarmi il numero di telefono ti aggiorno e ti avviso sul programma della giornata. no, grazie, se vengo vengo.
davvero?? oooh!
che minuetto...
bene grazie, io sono Cristian (o Christian?!), piacere Rossa.
(DAVVERO? ah!!)
dalla mia porta vedo:
- un altro combattente sull'uscio -inespugnato, chiuso come ci fosse il coprifuoco- di un'altra casa, mi saluta da lontano. "ciao". "ciao".
- e M., giovane inquilino del mio condominio, non so se facesse parte del manipolo di audaci o fosse lì per caso, ma per non saper leggere nè scrivere ho salutato anche lui.
una grande fratellanza unita nello scopo vitale finale dell'uguaglianza sociale.
ciao ragazzi buon lavoro.
si ero in serata perfetta per vestire la mia parte incazzata e rivendicativa sul sistema che mi opprime, pensando alla pena del mio lavoro, del mio contratto capestro iniquo e antisociale, del mio padrone bastardo che mi sfrutta, della mia condizione economica che mi costringe a milano a sant'ambrogio (5 giorni di vacanza) a natale, (15 giorni di vacanza) e a pasqua dei prossimi 10 anni, si andavo bene, ero in tema, ero in sintonia sul "proletariato mondiale che ha in potenza l'energia per affrontare le catastrofiche convulsioni che il capitalismo porta in grembo, perche' solo la natura internazionale del proletariato spalanca la prospettiva di rovesciamento delle guerre imperialistiche di domani in rivoluzione comunista mondiale".
non so, rido o piango? pero' amo la follia cieca dell'ingenuita'.
tornate presto ragazzi, tira aria cattiva e io sono pur sempre Rossa e qui un piatto caldo lo trovate sempre.

lunedì 6 dicembre 2010

urlo: che sfinge di cemento e alluminio ha spaccato loro il cranio e ne ha mangiato cervelli e immaginazione?

"La Beat Generation è un gruppo di bambini all'angolo della strada che parla della fine del mondo."
Jack Kerouac

nell'"Urlo" di Allen Ginsberg trovo poesia, potenza espressiva, parole inaudite
dinamo stellare
brillanza
serafini umani
brodo animale del tempo
discorsi arlecchini di suicidio
trovo rottura del senso comune, trovo ricerca, trovo ritmo e cadenza, trovo il jazz, trovo quella splendida fatica di concentrazione che la poesia chiede, e non chiede spiegazione nè traduzione, chiede solo di essere visceralmente sentita trascinati dal respiro e dalla sua frequenza.

"la poesia è un'articolazione ritmica del sentimento. il sentimento è un impulso che nasce da dentro come l'impulso sessuale, altrettanto chiaro come quello. è una sensazione che nasce nella bocca dello stomaco si arrampica per il petto e esce da bocca e orecchie...a volte è come un sussurro un gemito un sospiro per cui se cerchi di tradurre in parole e provi a guardarti intorno e cerchi di descrivere lo stimolo di quel sospiro e quindi sospiri le parole...semplicemente articoli il tuo sentimento", dice Ginsberg.

e ancora, trovo valore profetico, senso comune, coscienza collettiva junghiana, fluire inconscio che parla, se possibile, la lingua della veglia, trovo l'osceno che esprime il candore dello stupore.
"se scrivo d'istinto a volte colgo un senso assoluto nelle mie parole e mi commuovo perchè mi accorgo che ho espresso emozioni assolutamente vere. questo vuol dire che magari tra secoli qualcuno potrà leggerle e commuoversi e che hanno in sè una profezia perchè toccano una corda comune: cioè il vero significato di profezia non è sapere se una bomba cadrà nel 1942, è capire e sentire qualcosa che qualcuno capirà e sentirà tra cento anni, magari la accenni appena in una frase che altri poi coglieranno tra cento anni."



Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte da pazzia morir di fame isteriche e nude
Strascicarsi per strade negre all’alba in cerca di una pera di furia
Hipster testandangelo bramare l’antico spaccia paradisiaco che connette la dinamo stellare nel
meccanismo della notte
Che povertà e stracci e occhiaie fonde e strafatti stavan li a fumare nel sovrannaturale buio di case
con acqua fredda librati su tetti di città contemplando jazz
...
...
che scoppiavano in lacrime nella palestra bianca nudi e
tremanti di fronte al meccanismo di altri
scheletri,
che mordevano ispettori sul collo e strillavano con gioia
in macchine della polizia per non aver commesso alcun crimine salvo
la propria pederastia in selvaggia ebollizione e intossicazione,
che ululavano in ginocchio nella metropolitana e venivano
trascinati via dal tetto agitando genitali e
manoscritti,
che si lasciavano fottere in culo da motociclisti
santi, e urlavano di gioia,
che pompavano e venivano pompati da quei serafini umani,
i marinai, carezze dell'Atlantico e amore
Caraibico,
che scopavano la mattina la sera in giardini
di rose ed erba di parchi pubblici e
cimiteri spargendo il loro seme liberamente per
chiunque volesse venire,
che singhiozzarono all'infinito provando a ridacchiare ma se la cavarono
con un gemito dietro un separe' di un bagno turco
quando il biondo & nudo angelo venne a infilzarli
con la spada,
che perdevano i ragazzi per le tre vecchie maledizioni del destino
la maledizione con un occhio solo del dollaro eterosessuale
la maledizione con un occhio solo che ammicca dall'utero
e la maledizione con un occhio solo che non fa nient'altro che
star seduta tutto il giorno a tagliare i fili d'oro
intellettuali del telaio dell'artigiano,
che copulavano estatici e insaziabili con una bottiglia di
birra un fidanzatino un pacchetto di sigarette una
candela e cadevano giu' dal letto, e continuavano sul
pavimento e nel soggiorno e finivano collassati
sul muro con una visione di troiaggine perfetta e orgasmo
che eludeva l'ultimo sprazzo di coscienza,
che addolcivano le firegne di un milione di ragazze tremanti
al tramonto, e avevano gli occhi rossi la mattina
ma erano preparati ad addolcire la fregna del sole
nascente, chiappe balenanti nei fienili e nude
al lago
...

...
che lanciavano insalata di patate ai relatori del CCNY sul Dadaismo
e succesivamente si presentavano sui
gradini di granito del manicomio con teste rasate
e discorsi arlecchino di suicidio, richiedendo
lobotomia immediata,
e che ricevevano invece il vuoto solido dell'insulina
Metrazolo elettricita' idroterapia psico-
terapia terapia occupazionale pingpong &
amnesia,
che per seria protesta capovolsero simbolicamente un unico
tavolo da pingpong, riposando brevemente in catatonia,
ritornando anni dopo veramente calvi a parte una parrucca di
sangue, e lacrime e dita, al destino visibile di pazzo delle guardie
delle citta' manicomio dell'Est,
le fetide sale del Pilgrim State, di Rockland e di Greystone,
bisticciandosi con gli echi dell'anima,
scatenandosi nella solitudine-panca-dolmen-impero
dell'amore a mezzanotte, sogno di vita un incubo,
corpi mutati in pietra pesanti come la
luna,
con mamma finalmente *******, e l'ultimo fantastico libro
lanciato fuori dalla finestra del locale, e l'ultima
porta chiusa alle 4 AM e l'ultimo telefono
sbattuto contro il muro per risposta e l'ultima stanza
arredata svuotata fino all'ultimo
mobile mentale, una rosa gialla di carta arrotolata
su una gruccia di fil di ferro nell'armadio, e persino
quella immaginaria, niente altro che uno speranzoso pezzettino
di allucinazione
ah, Carl, finche' non sei al sicuro neanch'io sono al sicuro, e
ora sei proprio nel completo brodo animale del
tempo.
...
                   
 Michael McClure, Bob Dylan e Allen Ginsberg al City Lights Books, 1966.

nell'"Urlo" c'è follia, allucinazione indotta dal peyote e dalla mente -madre malata folle, internata e lobotomizzata dopo il suo consenso di ventunenne- ma anche
ricreare la sintassi e la misura della povera prosa
umana e apparire davanti a te muto e intelligente e
tremante di vergogna, respinto eppure
confessandosi l'anima per conformarla ai ritmi
del pensiero nella sua nuda testa infinita.
nell'"Urlo" c'è la beat generation e i suoi sbandamenti eroinomani:
"l'hipster caldo è il folle dagli occhi scintillanti (innocente e dal cuore aperto), chiacchierone, che corre da un bar all'altro, da una casa all'altra, alla ricerca di tutti, gridando irrequieto [...] la maggior parte degli artisti della Beat Generation appartiene alla scuola hot. ". Jack Kerouac

giovedì 2 dicembre 2010

il dono


"fotografica 2010", rassegna fotografica sponsorizzata canon, milano, novembre 2010.
cinque giorni di kermesse, ci sono stata per due.
incontri, corsi, mostre, dibattiti, presentazioni d'autore, foto.
giovedì vado per curiosità e mi imbatto, quasi per caso, alla presentazione del lavoro di Giorgia Fiorio.
chi è?
una fotografa, si, una cantante vent'anni fa. come l'ho vista e sentita parlare me la sono ricordata. bella faccia, belle mani, corpo snello, voce profondissima, stonata in una donna. un contrasto forte, quel corpo e quella voce. mi ricordo allora di un'identità fuori posto, la vedo ora, una persona nel corpo adatto.
è straordinario osservare l'evoluzione di certi percorsi, quando la passione trova la sua giusta collocazione e da senso al nostro volto, al nostro parlare e argomentare.
entro in aula a dibattito cominciato e vedo solo di sfuggita la presentazione delle foto...capisco che si tratta di una ricerca durata 8 anni di lavoro. capisco che l'origine di questa ricerca è confusa e indefinita. capisco che la definizione della motivazione si è chiarificata al termine di questa lunga fatica.
la ascolto parlare e le sento dire di aver intrapreso questa avventura sulla rappresentazione fotografica della spiritualità nel mondo senza avere un pensiero formato, di essersi trovata a un certo punto del lavoro con foto raffiguranti corpi. di aver percorso il mondo, india, etiopia, himalaya, myanmar, africa e oceania, brasile, israele e cina alla scoperta dei rituali dell'anima e di avere scolpito corpi. la spiritualità si rappresenta attraverso i corpi? in molti rituali il corpo passa attraverso l'immersione nell'acqua tornando alla dimensione dell'indifferenziato per poi uscirne e tornare alla dimensione della sostanza, attraverso una rinascita.
il corpo e' l'evidenza del nostro mistero, se l'anima è l'ombra, il corpo è l'ombra dell'ombra.



Il Dono - 2000 2009
Giorgia Fiorio
Quale forza trascina le folle di pellegrini attraverso le più alte montagne e la sterminata vastità dei deserti? Che cosa hanno in comune coloro che levano le mani al cielo e coloro che battono la fronte al suolo? Perché alcuni nudi e altri coperti sino agli occhi, altri rasati, lustri come mandorle, o invece con i capelli lunghi ravvolti alle barbe dentro immensi turbanti? Chi abita i corpi trafitti dei flagellanti, chi le membra coperte di cenere, chi c'è sotto la pelle tatuata o dipinta d’intricati disegni, chi dietro le maschere, chi dentro il velo? L’estasi, la trance, la contemplazione, la meditazione, conducono a una percezione impronunciabile della morte, o a una realtà fisica dirompente?
Attraverso l’esperienza diretta, senza intenzioni enciclopediche, per otto anni ho seguito il cammino di un progetto fotografico, intorno a una ricerca personale: “il Dono”.
Alle più remote origini del Credere, nei primi Testi sacri, come nella primigenia tradizione orale pagana, si svela una fitta trama di corrispondenze: rituali, gesti da sempre ripetuti, risonanze di un medesimo fremito dinanzi al mistero dell’esistenza. Sospeso sullo spazio-tempo universale, un labirinto di percorsi s'interseca nella ricerca d'unisono fra l’identità esteriore dell’individuo e il sé profondo.
La storia del Credere, parallelamente a quella del linguaggio, traccia il cammino del genere umano. Il linguaggio e la scrittura raccontano quella sociale, relativa alla conoscenza, allo scambio e al confronto tra gli umani; le Credenze segnano alle origini la storia interiore, immersa nel tessuto culturale di ogni individuo e in una personalissima percezione dell'ignoto: il Mistero, il Sacro, l'occulto, il passato ancestrale, il futuro intangibile, i cicli della Natura, gli Elementi, l’idea del Tempo, la dimensione dello Spazio e infine il senso dell'esistenza tutta, nella sua complessità.
Impronte di tracciati diversi convergono sino a sovrapporsi sull'orma della parola dono. Attraverso multiple variabili semantiche - dono - è una delle parole più antiche del linguaggio. Nella sua qualità transitiva incarna principalmente due sensi: offrire/donare e, ricevere, persino prendere. Ma la domanda è da sempre: "che cosa" offrire/ricevere. La finitezza dell'esistenza fisica sembra impigliarsi intorno all’evidenza del Mistero. La vita umana ricevuta quale grazia e offerta come tributo, sacrificio, consacrazione… Queste due "visioni prime” danno origine a diverse declinazioni d’interpretazione da una civiltà all’altra lungo la scia del tempo: al fondo di tutti gli interrogativi, ineludibile, la misura corporea della condizione umana segna ogni rituale. Da codificare nel gesto, disciplinare, reprimere, mortificare, purificare, onorare, adornare, denudare, possedere, liberare, il corpo – specificamente la "carne", in quanto materia e nel contempo la “figura”, quale rappresentazione e paradigma dell’individuo – è il “portatore" paradossale della dimensione spirituale. Il messaggero tra la vita e la morte. Forse davvero, se l’anima è ombra, il corpo è ombra dell’ombra.
Il Dono è la vita, e poiché indissolubile da essa, anche la morte. Speranza promessa di altra vita oltre la vita e ancora altre vite oltre la propria, il cerchio conchiuso della ricevuta vita–grazia che genera altra vita. Poi è subito resa. 


ciò che mi colpisce profondamente del discorso di questa donna è che il suo percorso, il percorso di un ricerca fotografica, ripropone, negli stessi identici termini, l'andamento di qualsiasi ricerca. ricerca artistica e ricerca personale. le fotografie non sono le risposte, come non lo sono i quadri, le musica, le sculture, i libri, gli affreschi nè la vita, dico io. il percorso di ricerca non si conclude mai con una risposta, se così fosse si sarebbe ricercato invano, così fosse si sarebbe trovata solo la morte. al termine di un percorso di ricerca ciò che si comprende è la domanda, la stessa domanda da cui si è partiti. la risposta è un ampliamento, una chiarificazione, una comprensione della domanda, della nostra iniziale domanda.
è interessante che io abbia ascoltato questa che io ritengo una verità, casualmente, da una giorgia fiorio, in una rassegna di fotografia, in un'aula dell'istituto feltrinelli di milano, per caso.
per caso.
ma per me.