bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

martedì 28 giugno 2011

il parco della luna

a colori.
fa un po' walt disney.
ma devo dire che colori così accessi nel mondo reale, quotidiano, odierno, non si trovano.
il colore è relegato, di prassi, al mondo dei bambini.
poi scompare.














lunedì 27 giugno 2011

luna park

in bianco e nero.
un classico.
fa un po' fellini.
e vabbè.
poi a colori, la prossima puntata è a colori.












giovedì 23 giugno 2011

memento

vedo un po' di film, al cinema e in dvd, e non posso dirmi contenta.

ho visto Hereafter di Clint Eastwood e francamente mi sono domandata  a cosa io stessi assistendo, di cosa si stesse parlando. non certo della morte, forse di poteri paranormali, soprannaturali o flashati, nè di amore nè di dolore. casi di umana disperazione e sofferenza, sopravvissuti che si redimono e sensitivi che si riciclano. mortifero.

ho visto il Cigno Nero di Darren Aronofsky e ho fatto diagnosi psichiatriche, ho pensato che la Portman era convincente, che la sofferenza fisica e la disciplina psichica costruiscono la quotidianità perversa e quasi alienata di una ballerina, all'esasperazione della dedizione artistica, alle madri schizofrenogeniche e alle responsabilità genitoriali, alla non credibilità delle scene di sesso, soprattutto quelle autoerotiche, al delirio somatoforme e allo sdoppiamento della dissociazione. faticoso.

ho visto il Ragazzo con la Bicicletta di Jean Pierre e Luc Dardenne che gode di molte stelle di approvazione della critica e mi sono detta che poteva essere un buon documentario per aspiranti assistenti sociali o future mamme affidatarie. infantile.

ho visto Habemus Papam e almeno mi sono divertita e ho apprezzato l'umorismo, l'ironia e l'ideazione. certo Moretti si compiace come sempre di se stesso e della sua stessa caricatura, ma l'ipotesi di un papa in panico come emblema globale della crisi di responsabilizzazione e di assunzione del ruolo mi è sembrata originale. ho goduto della ridicolizzazione dello psicanalista che organizza tornei di pallavolo e seleziona i farmaci in ordine di gravità per istruire ecclesiastici depressi o paranoici, e del paradosso della psichiatra sostenitrice del trauma di accudimento che non sa nemmeno comunicare ai propri figli di avere un compagno dopo la fine della relazione con l'ex marito e finge al cellulare come un'adolescente imbranata. papabile.

vabbè niente per cui strapparsi i capelli però, a volte anche da abbattersi un momentino per l'assenza di proposte accattivanti.
andrò a vedere The Tree of Life di Terrence Malick -lo stesso regista de LA SOTTILE LINEA ROSSA non so se mi spiego-, ma per il momento non trovo chi voglia venire con me, pochi hanno voglia di scarnificarsi il cuore al cinema, ho più probabilità di trovare adepti per Fast and Furious numero 10. ok ci vado da sola, che  mi piace. vitale.

però ho ri-visto Memento di Christopher Nolan, in tv. o là, finalmente qualcosa di cui parlare. costruzione filmica molto attraente,  a ritroso, un pezzo dopo l'altro, tornando progressivamente sempre più indietro per riuscire a ricostruire il senso della scena iniziale. riproduce la confusione e la perdizione del protagonista. lo spaesamento di chi non possiede più le coordinate per vivere una quotidiadinità che abbia il senso della continuità temporale. dopo un trauma subito dalla moglie -stuprata e assassinata- il protagonista perde la memoria a breve termine e la sua capacità di ricordare, e ricostruire fatti e riconoscere persone è necessariamente legata alla trascrizione, su carta, su foto, sul corpo, di ogni dettaglio memorizzabile. alla fine, con una scena che fa da elemento portante di tutta la trama e giustifica la prima, siamo punto e a capo, nulla è stato definitivamente ricostruito, niente ancora acquisisce senso, tutto è ancora opinabile e dubitabile, la storia sembra avere origini e proiezioni infinite, come i meandri della memoria. "non riesco a ricordarmi di dimenticarti" ripensa il protagonista, ossessionato dalla ricerca dell'assassino della moglie ma limitato da una ricomposizione dei pezzi che inevitabilmente perde dettagli e sfumature essenziali a comprendere il reale. la memoria si sgretola ma la sua fissazione in un luogo alternativo, come la scrittura, che non sia il cervello con le sue coordinate spaziali e affettive ed emotive e storiche significa perdita di senso. ricordare non è un atto isolato, non è una catena di reazioni chimiche, ricordare è una fusione di riconoscimento della realtà,  continuità del mondo, inconscio, affettività scandita dal lento fluire del tempo. indimenticabile.

venerdì 17 giugno 2011

open obscura

non so neanche bene cosa dire su questo Tony Oursler, lo definiscono l'inventore della video-scultura, si dice sia famoso per le sue opere multimediali, le sue installazioni, le sue opere di performing art.
ho visto faccine faccione deformate con occhi immensi e labbra abnormi, globi oculari appesi e sigarettone fumanti, visi confusi nel pulviscolo dello spazio profondo, macchie umane galleggianti, voci soffuse provenienti dal nulla e proiettati nell'infinito blu, superfici sferiche luminose parlanti, nuvole di polvere abitate da accessori corporei.

grande fantasia, discorsi sull'effimero solidificato, metafora della trasformazione immanente o piccola bufala. mi sono divertita si, ho fotografato con quel che avevo -devo cambiare il cellulare??- , ho gironzolato curiosa nelle sale del PAC ma per lo spazio di una mezz'ora. poi si dimentica un po'...
mmmm non è un buon segno. l'arte rimane e si solidifica dentro, sedimenta e genera, questo io lo dovrei averlo capito.
però..occhio!!











martedì 14 giugno 2011

quel nero quel nulla quella paura


sono in attesa del mio turno, in fondo mi domando: ma perchè mai lo devo fare? ho già una sensazione terrifica addosso.
già.
una sensazione molto particolare mai avuta prima e penso a chissà quante volte qualcuno ha cercato di descrivermi una sensazione così. e io forse non l'ho capita.
sento che sta per succedere qualcosa che non avrò la forza di affrontare. un "non ce la faccio" potrebbe essere una descrizione azzeccata.
è un sibilo del cuore, una stretta, uno spasmo che da lì arriva al cervello. li sento collegati, in comunicazione. la mente dice ho paura, il cuore contrae fisicamente la paura.
ma non è un batticuore. no. è una fessura in cui il cuore non sta dentro tutto.
chi è davanti a me, una personcina cara, è andata e viene inghiottita. cammina nel buio e lentamente scompare.
è una concretizzazione visiva di una paura. la perdita nel nulla nel vuoto di qualcuno. o sono io che mi perdo? oppure è un'immagine presa a prestito da un film horror, non lo so, ma quella sagoma che perde i confini e il profilo e va dove potrei non sapere nè mai più ritrovare, anche solo nella mia immaginazione, sa di perdita, di morte.
è un gioco in verità, dura solo 60 metri e poi finisce, se mi volto vedo la luce e in fondo a destra c'è l'uscita.
è un gioco una piccola prova solo temporanea, eppure la fessura è sempre più stretta, mi sibila il respiro.
ora tocca a me e stringo la mano di chi ho vicino e a un certo punto del cammino mi dice: non spingere verso di me, stiamo uscendo dal tracciato, vado addosso alla parete. infatti sbando a destra, cerco contatto con chi  fa con me questo breve passaggio dentro un'enorme cornucopia.
a un certo punto il buio è troppo buio e mi sento perduta. mi volto ho troppa paura e vedo la luce dietro me, è solo uno stupido gioco. non capisco, al buio ci sto anche spesso -ma secondo me ormai nessuno di noi sa più o ha mai saputo cosa sia il buio assoluto veramente-, ma è camminare verso e nel e dentro il buio che mi da una sensazione di disorientamento, camminare nel nero, il movimento entro un nulla. mi chiedo cosa mi faccia tentennare e sbandare e provare paura, qualcosa che ha a che fare con l'andamento, con la deformazione del reale, con il vuoto e la sua inconsistenza.
mi chiedo quanto durerà e finalmente vedo una specie di parete più chiara davanti a me, niente, è solo la fine, a destra si apre una porticina, luce, esco.
tra tutti sono quella che ha avuto più paura. lo rifacciamo e ho paura ancora, anche se in misura minore. io ho sempre paura.
qualcuno mi descrive sempre "in balia". mi ribello e dico non è vero ma è inutile, è vero. sono in balia, cose belle o brutte non governo le mie emozioni. io ho paura di ciò che non conosco, sempre.


alla Fabbrica del Vapore di Milano, Anish Kapoor. http://www.anishkapoormilano.com/

sabato 11 giugno 2011

beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra

beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra 
varcando dei gemiti il confine del piacere per cibarsi di sogni.


e voilà, il mio atto di romanticismo è tratto.
mostra di Hayez alla Pinacoteca di Brera. Hayez, Manzoni e Verdi in bella compagnia per celebrare i 150 anni dell'unità d'Italia, Milano capitale di fermenti artistici, culturali e patriottici.
ma i ritratti della famiglia Manzoni o la testa del Carmagnola non mi hanno trafitto, se pur accompagnati dalla musica dei I due Foscari di Verdi
D'un odio infernale
la vittima sono . . .
Più figli, più trono,
più vita non ho.

mostra più informativa che emotiva, salvo il bacio per la mano di lui e la piega del busto di lei, l'androne spoglio e spettatore, l'ombra degli amanti sulle scale.
mi piacciono molto le parole della Merini e qui le metto, il suo romanticismo mi sembra più sostanziale che formale, al contrario di quello di Hayez. forse il post poteva finire lì ma esagero, come sempre.

venerdì 10 giugno 2011

Le più belle poesie si scrivono sopra le pietre coi ginocchi piagati e le mani aguzzate dal mistero

ma si, Merini celebrata celebrante celebrativa, poetessa del secolo (XIX), anima di Milano, icona della follia poetica piegata dall'elettroshock.
il mio avvicinamento è stato graduale, ero molto diffidente all'inizio e non posso dire di essere, nemmeno ora, affascinata.
mantengo un rigoroso e adeguato distacco, la distanza giusta per guardare, e prendere, ciò che mi piace e mettere in un angolo, e tralasciare, ciò che non mi garba.
alcune poesie mi piacciono, altre non le gradisco.
la follia me la rende familiare, confidente, ma lei è dalla parte della sofferenza, io di quella che la sofferenza la coglie ma poi solo la cura, o meglio, se ne prende cura -è diverso. è molto diverso, non ci sono dubbi.
i bipolari sono i malati che conosco meglio, la mia maggiore esperienza, li annuso velocemente, li so prendere, li so avvicinare, talvolta aiutare, li so aprrezzare e anche tollerare quando perniciosi invadenti aggressivi, a volte li anticipo, a volte li prevengo e li sottraggo a oscillazioni mortifere.
ma loro sono i pazienti e io il medico.
leggere la Merini mi mette in contatto con un mondo che conosco ma forse, allo stesso tempo, me ne allontana. leggere la Merini mi coinvolge e poi mi raffredda. mi piace e poi mi da fastidio.
forse mi mette dentro qualcosa che, da una parte non ho mai vissuto in prima persona, dall'altra devo saper guardare da fuori. una cosa è vedere un letto manicomiale e sapere che storia ci racconta e una cosa è esserci stato dentro, magari contenuto, sedato e sanguinante dolore.
una cosa è essere un folle e un'altra "un agente della divina follia".
sono ambivalente. anche questo è un rapporto, una relazione con qualcosa o qualcuno.

Le più belle poesie
Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le mani aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da agenti
della divina follia.
Così, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all'umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello a Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d'oro
e l'albero della conoscenza
Dio non è mai disceso nè ti ha mai maledetto.
Ma tu sì, maledici
ora per ora il tuo canto perchè
sei sceso nel limbo,
dove aspiri l'assenzio
di una sopravvivenza negata.
(da "Vuoto d'amore")

le immagini le ho prese con il cellulare alla mostra sulla Merini che si è tenuta a Milano a febbraio.
"Vedessi il dito del mio cuore che ti indica strade sconosciute" mi si è disegnato davanti, una parola dopo l'altra, sul pavimento davanti agli occhi.
 è stata una bella sensazione camminare in uno spazio in cui la poesia si materializza intorno.


La terra santa
Ho conosciuto Gerico,
ho avuto anch'io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c'era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.
Noi tutti, branco di asceti
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso le messe,
le messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.
Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E, dopo, quando amavamo,
ci facevano gli elettrochoc
perchè, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.
Ma un giorno da dentro l'avello
anch'io mi sono ridestata
e anch'io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita ai cieli
sono discesa all'inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.

ho rivisto la Merini manicomiale ascetica viva e morta a bagno nella follia e ho scoperto quella delle osterie e del navigli di milano.



Le osterie
A me piacciono gli anfratti bui
delle osterie dormienti,
dove la gente culmina nell’eccesso del canto,
a me piacciono le cose bestemmiate e leggere,
e i calici di vino profondi,
dove la mente esulta,
livello di magico pensiero.
Troppo sciocco è piangere sopra un amore perduto
malvissuto e scostante,
meglio l’acre vapore del vino
indenne,
meglio l’ubriacatura del genio,
meglio sì meglio
l’indagine sorda delle scorrevolezze di vite;
io amo le osterie
che parlano il linguaggio sottile della lingua di Bacco,
e poi nelle osterie
ci sta il nome di Charles
scritto a caratteri d’oro.
 
c'è anche una Merini sensuale e sessuale, languida e sentimentale. quanto disagio nella mente ingessata di un uomo nel pensare a una donna grassa e brutta che invoca il gioco erotico e seduce con lo sguardo e la mollezza del suo seno -quanti commenti ho sentito alla mostra e nel mondo fuori- eppure bisognerà rassegnarsi, l'erotismo non nasce dalla bellezza ma dalla potenza espressiva di ognuno di noi. e temo la Merini ne possedesse, con esultanza.



Ci fu spazio nella mia Carne per Te
Ci fu spazio nella mia carne per te,
per te solamente
che volevi l'amplesso dei miei giorni;
un lungo peregrinare segreto
d'amore in amore
di tempio in tempio.
Una rosa mi tremava
sul ciglio delle dita
come se fosse carta di un veliero
e finalmente mi rompesti
le acque squisite della vita.


Il suo sperma
Il suo sperma bevuto dalle mie labbra
era la comunione con la terra.
Bevevo con la mia magnifica
esultanza
guardando i suoi occhi neri
che fuggivano come gazzelle.
E mai coltre fu più calda e lontana
e mai fu più feroce
il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due
come il timone di una nave
che si era aperta per un lungo viaggio.
Avevamo con noi i viveri
per molti anni ancora
i baci e le speranze
e non credevamo più in Dio
perché eravamo felici.