bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 6 giugno 2011

l'illusionista


una narrazione muta, così densa di significati.
al contrario dei mortiferi e insanamente ripetitivi cartoni di pixar e walt dysney qui, dalle parti di questo cartone di Chomet già autore del bellissimo "Appuntamento a Belleville", ogni gesto ha senso e risonanza, qui l'assenza di dialogo è parola. e' discorso. e' poesia.

se si parla, quelle rare volte che qualcuno lo fa, si intuiscono solo gli idiomi, le cantilene proprie di ogni lingua, accento e parlata francese, di lui, inflessione e suono inglese, di lei. richiami, non frasi di senso. richiami lievi che lasciano tutto, dico tutto, alla fantasia di chi guarda.
lui e' un mago, gioca con le illusioni, i conigli i cilindri e i fazzoletti colorati, in un mondo che le illusioni le ha perdute, nemmeno sa cosa siano, in un mondo in cui tutto luccica si vende e si consuma, in cui la folla impazzise per un rockettaro ciuffettone che si dimena strisciando sul palco e non ha piu' tempo ne' voglia ne' cuore per incantarsi dietro gesti che non vendono, solo regalano attimi di pura suggestione.
e' la storia di un incantamento e della sua inevitabile dissolvenza.

e' li', guarda e aspetta. ogni volta che questo distinto signore francese, che crede nel potere dell'immaginazione, pensa di poter entrare sul palco a eseguire il suo numero, l'animale di scena che adempie al suo compito di seduzione di massa viene richiamato dal suo pubblico in delirio e alla fine non ne lascia che un puntiforme rimasuglio. e' li', aspetta e infine si esibisce, senza mai scomporsi, senza alterarsi, senza scoraggiarsi.
e' la storia di una splendida eleganza vecchio stampo, di uno stile che non conosce alcuna forma di corruzione.


e un giorno dalla francia se ne va e decide di raggiungere la scozia, paese gentile, ancora autentico sulle sue highlands e nei pub dove si beve guiness. una giovane fanciulla stracciata e povera dalla scarpe bucate gli si avvicina credendolo un vero mago. uno che le magie non le inventa, le crea e le sostanzia. che meravigliosa illusione e' mai questa? e' bello crederci e farlo credere.


la giovane si trasformera' da brutto anatroccolo a elegante signorina di citta', una splendida edimburgo disegnata da tutte le angolazioni possibili, dipinta di nuvole prati verde azzurro e luci e vetrine. per seguire quel sogno, di lei, perdera' il senso, di se'. ma alla fine, non potra' che vederlo, quel sogno finito, quella trasformazione ormai lontana, quella realta' cosi' diversa, quel mondo cosi' solido che i suoi veli leggeri e fumosi, i suoi giochi allusivi e evocativi, li stritola e li calpesta.
i maghi non esitono, cosi' le scrive su un biglietto di addio.
le illusioni finiscono, ma il loro alone di meraviglia mai.



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