bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

martedì 13 dicembre 2011

Mapplethorpe: l'essenza della forma


le ho viste, saranno state quasi 200, le foto di Robert Mapplethorpe allo spazio Forma di Milano, unico lascito degno di nota di Fotografica 2011.
ne avevo viste già molte ad oggi, di qua e di là, ma una rassegna con un percorso e una storia assume un altro senso, un più alto valore. e dice molte cose altrimenti non dette.
le foto sono rigorosamente in BN, sono la ricerca ossessiva della perfezione, sembrano scolpite, sono rinascimentali, grecoromane, neoclassiche, muscolose e toniche, simmetriche, perverse, gay e non, sono culi cazzi tette e fighe, fist-fucking e bondage,  pompini baci manette e fruste nel culo, direi che però l'aspetto dominante, che ho provato nel vederle e ora nel sceglierle, è che sono eccitanti. mi sono bagnata guardandole e ancora mi fanno questo effetto. non l'avrei mai detto, così costruite come sono, un petalo di calla fotografato come un pene, stessa cosa, stesso peso e valore, stessa ricerca della luce, un culo scolpito e una schiena di cui si distiguono chiaramente peli pori vene e cicatrici, un corpo femminile così palestrato e così sensuale da contenere mascolino e femminino contemporaneamente, eppure, non l'avrei mai detto, mi sono eccitata.
"l'operazione che sta dietro al mondo figurativo e all'imagerie di Robert Mapplethorpe è piuttosto trasparente: trasporre soggetti omoerotici nel territorio eletto e squisitamente formale della classicità, usare la natura morta come un genere allusivo, e infine fare del nudo – indifferentemente maschile o femminile – una forma di studio botanico. "(Adriano Altamira) 
credo in effetti che questa sovrapposizione dell'immagine pornografica all'immagine d'arte, della posa erotica a una tecnica inarrivabile di ricerca della luce, del corpo nudo e sessuale alla classicità più rigorosa, di un pene a un fiore, di un'erezione a un petalo di calla, abbia reso possibile uno scollamento della carica emotiva e simbolica di un organo sessuale dalla sua immagine.
ma, evidentemente nel mio caso, non del tutto.
"Sono alla ricerca dell'inaspettato", diceva Mapplethorpe. "Con la fotografia puoi fare qualsiasi cosa, proprio tutto." Ciò che pare a me è che la fotografia di questo artista sia estremamente potente e che attraverso l'uso estremo della forma, l'esaltazione della perfezione estetica delle forme, sia giunto invece a toccare l'essenza delle cose. ciò che ha percepito come l’essenza del soggetto che aveva davanti era quindi la Forma, nella sua manifestazione più intensa.
questa è la sua verità e come tale a me pare, qui e ora, molto credibile.





le sue prime fotografie, nel 1972, sono scattate con una polaroid, mezzo che gli consente di creare un rapporto più intimo e diretto con i soggetti e le scene rappresentate.


le immagini catturano atti di un tempo come bloccato, fissato, in cui i soggetti non vengono costretti in posa ma incoraggiati ad incontrarsi con l'obiettivo della macchina con estrema familiarità. I primi scatti sono autoritratti e ritratti dell'artista amica Patti Smith. Seguono poi scatti di amici e conoscenti: artisti, compositori, attori pornografici ed omosessuali che esplicitano lo sguardo libero con cui l'artista tratta erotismo e sessualità. Mapplethorpe è morto di AIDS il 9 marzo 1989, a 42 anni.
a ricordalo la sua amica di sempre, Patti Smith:
“Ci salutammo e lasciai la stanza. Qualcosa mi spinse a tornare indietro. Era scivolato in un sonno leggero. Restai a guardarlo. Così sereno, come un bambino vecchissimo. Aprì gli occhi e mi sorrise. “Sei già tornata?” Poi si riaddormentò. L'ultima immagine di lui fu come la prima. Un giovane che dormiva ammantato di luce, che riapriva gli occhi col sorriso di chi aveva riconosciuto colei che mai gli era stata sconosciuta”.







osservando queste calle e tulipani, ho la sensazione di corposità, della stessa sensualità di un corpo umano. ogni curva sottolineata dalla luce finisce per ricordarmi la sinuosità di un crepuscolo umano, di un chiaro scuro tra una piega e il suo sviluppo, di qualsiasi piega e sviluppo noi si stia parlando.
è un effetto straordinario, alla fine tutto è sesso e più nulla lo è. 



tutte le foto provengono dalla Fondazione Robert Mapplethorpe che si occupa di gestire il suo patrimonio e di promuovere la fotografia e la lotta contro l'AIDS.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo il tuo commento, io ho visto la mostra sabato scorso, una delle migliori mai fatte allo Spazio Forma. RM è un fotografo che non amo (un formalista così rigoroso non ha spazio per il furto della vita che io ricerco in ogni fotografia) ma che immensamente ammiro. Molte delle foto in mostra sono di una perfezione sconvolgente.

Rossa ha detto...

Rofrano!!
Ciao!
che gioia trovarti qui, credimi.
ho aperto il tuo commento con timore...vuoi vedere che mi seppellisce anche questa volta? ma è solo quando parlo di psicoanalisi e di inconscio che mi massacri.
sono molto d'accordo con te, pensavo che il suo rigore formale mi raggelasse, epppure non è andata così.
l'ho ammirato anch'io per quanto, come te, prediliga foto rubate alla vita.
ti bacio.

Anonimo ha detto...

Ma, cara Rossa, io ti leggo sempre.

Rossa ha detto...

fosse vero caro Rofrano.