bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 12 aprile 2012

this must be the place

la musica del film mi è piaciuta molto.
la scena della band con il retrocedere della macchina da presa, lo scambio dei piani visivi, il ritmo e lo sguardo attonito e pensoso di Cheyenne, il buon Sean Penn in versione punk rock, che vede sul palco ciò che lui non è stato capace di essere, che osserva il successo che sa rinnovarsi nel tempo mentre lui è imbalsamato nello stesso look da vent'anni, è una gran bella scena.


oltre agli altri, anche David Byrne, che interpreta se stesso, mi ha convinto in questo insolito film che, al di là di rimandi a olocausto e recupero della figura paterna, mi è sembrato un inno alla non violenza.
lento, rallentato, ceronato e pittato, fissato come dalla lacca dei capelli in un'immagine stereotipata, Cheyenne non cerca vendetta -si mette in viaggio negli Stati Uniti alla ricerca di un nazista a suo tempo persecutore del padre imprigionato in un campo di concentramento- cerca se stesso è ovvio, cerca di immaginarsi un padre, quello che ha avuto e che avrebbe potuto essere a sua volta, e, finalmente ritrovatosi, si libera di catene fumettistiche per immaginarsi più libero nel suo futuro.
il vecchio nazista persecutore, uomo malvagio ma forse meno di quanto supposto dall'ossessione paterna, e a sua volta oggetto delle persecuzioni del padre di Cheyenne, non finirà stecchito di morte violenta fulminato da una pallottola, la sua pena si risolverà in una passeggiata all'inferno, al freddo e al gelo, su una neve candida, come per una legge del contrappasso: è la stessa neve pigra vagheggiata dal padre di Cheyenne come una cosa buona e pacificante, durante la sua prigionia.
Poi, durante l'inferno, anche noi dall'altra parte del filo spinato guardavamo la neve. E guardavamo Dio. Dio è così: una forma infinita che stordisce. Bella, pigra e ferma, che non ha voglia di fare nulla. Come certe donne che, da ragazzi, abbiamo sempre sognato.
per diventare grande e togliersi le maschere di carnevale dei bambini, per tornare a fare l'aduto, e smettere di bighellonare nella vita con le cose bizzarre della sua esistenza giocherellona -ammesso che sia un'evoluzione desiderabile- , il nostro uomo deve tornare indietro, fare ripartire il tempo e rimettersi in linea con la figura paterna. magari senza recuperarla, ma almeno guardandoci dentro.
La paura ci salva quasi sempre. Ma prima o poi nella vita devi scegliere un momento in cui non avere più paura.
in sostanza Cheyenne è un uomo pacifico, non pacificato, anzi inquieto e annoiato, incompleto e sospeso, ma incline alla risoluzione non violenta. forse solo per indolenza, forse invece per scelta, forse non lo so, ma l'effetto finale è quello di un andare avanti senza bisogno di rivoluzioni scandalose e aggressive.
forse non sa farsi domande, forse se le fa e non sa rispondersi, ma alla fine il cerone se lo toglie, il rossetto scompare e torna a essere un uomo comune senza rimpianti. sorridente.

Home – is where I want to be
But I guess I’m already there
I come home – -she lifted up her wings
Guess that this must be the place
I can’t tell one from another
Did I find you, or you find me?
There was a time before we were born
If someone asks, this where I’ll be where I’ll be

This Must Be The Place – Talking Heads

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