bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 25 maggio 2012

laputa - il castello nel cielo


un altro delizioso e fantasioso capolavoro di  Hayao Miyazaki ha allietato la mia vita.
lui è un genio, e io una sua devota ammiratrice.
il film non è recente, del 1986, e solo ora, almeno per me, giunge al nostro sguardo occidentale.

il film è bellissimo e non mi sorprendo. ad oggi, non c'è un suo film che mi abbia delusa.
in questo c'è uno sguardo così ampio e arioso, c'è un'immaginazione così ricca e vivida, c'è un talento così straordinario che non si può che rimanere estasiati e contenti.

la storia in breve:
Per sfuggire ai pirati dell'aria la giovane Sheeta cade da un aereo, ma si salva levitando nell'aria e atterrando dolcemente tra le braccia di Pazu, un giovane minatore che decide di prendersi cura di lei. Mentre si susseguono i tentativi di catturare Sheeta e la misteriosa pietra che la ragazza porta al collo, cresce la consapevolezza che Sheeta nasconda dei segreti che vanno ben oltre quel che l'apparenza sembri indicare, legati a una misteriosa città nel cielo, Laputa, di cui si favoleggia l'esistenza.

eccola la città nel cielo e i suoi misteri. si libra nell'aria nascosta agli sguardi volgari, protetta dalle nuvole e inaccessibile a chi non abbia il cuore per capirla. è abitata da robot buoni e dalle braccia lunghe - immagini di un uomo meccanico che non sono la ripetizione del solito formato in acciaio in serie, ma una creativa invenzione della mente- ricoperti del muschio che invade la la città, libera nel cielo ma anche abbandonata e decadente.

il mondo di Miyazaki è sempre in volo. sempre, in tutti i suoi film, il volo è l'espressione di libertà e di aspirazione verso l'alto dell'uomo. e qui le vette sono altissime, qui è un castello, e un tempo una città, che naviga nel cielo fino a toccare l'infinito. il castello sorge e si sviluppa intorno a un immenso e generoso albero, tutto ruota intorno alla natura rigogliosa , e, ancora una volta, i colori del cielo e della natura si toccano e si stagliano colpendo la retina con splendore lucente.

i bambini, Sheeta e Pazu, la regina di Laputa e il piccolo minatore, sono i protagonisti, insieme agli immancabili pirati apparentemente cattivi ma intimamente buoni. dei simpatici cialtroni che all'occorrenza mettono il loro cuore a disposizione di giuste cause.
bambini si, ma coraggiosi e devoti,  inseparabili e complici. uniti per sempre dalla forza dei legami.

quel che apprezzo più di ogni cosa di Miyazaki è di non sottrarsi alla tristezza, non convenzionale, non lacrimevole, non disneyana, ma la tristezza che viene dalla finitezza delle cose, dalla perdita, dal non ritorno. Miyazaki non ha paura di dire, ai grandi e soprattutto ai bambini, che la natura è potente nel bene e nel male, che la città volante si può sgretolare, che il castello misterioso contiene il sogno ma anche la disgregazione.

come dice il piccolo grande uomo, nel film ci sono il  futuro e l'antico, insieme,  le città che volano e i robot sono fantascienza ma le aeronavi di legno con le eliche e i  mulini a vento, sono storia.
questo è un "antico futuro", così mi ha insegnato.


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