bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

sabato 8 dicembre 2012

football titans

complice un bel ragazzo di famiglia mi ritrovo a frequentare campi di football americano.
ho visto tanti film che percorrevano le gesta eroiche dei giocatori americani, amati, osannati, popolarissimi, così travestiti da superuomini...come non amarli?
poi un giorno ho visto anche un telefilm, della serie Harry's Law con Kathy Bathes- che applica le dure regole della legge in un negozio che vende anche scarpe, mah...- in cui si risarciva una famiglia per la perdita del proprio figlio, giovane bello proiettato nel futuro, morto durante una partita di football a seguito delle ripetute botte sulla testa, di cui l'ultima fatale. trattasi della sindrome da secondo impatto, ovvero quando un atleta che subisce un trauma cranico, di solito lieve come una concussione, va incontro ad un secondo trauma cranico prima che i sintomi legati al primo siano completamente risolti. una tragedia: il cervello si gonfia e va in tilt, mortalità nel 50% dei casi, quasi tutti legati al football. olè.
ora, non è stato bello vedere sto telefilm in una fase di progressivo avvicinamento al suddetto sport.
diciamo che abbiamo cercato di dimenticarcelo.
nel frattempo si muore di freddo sui campi e si vedono questi giovani ragazzi impacchettati, gonfiati e protetti in quasi ogni lato e angolatura del proprio corpo, infagottati dalle gengive ai glutei, al muscolo quadricipite femorale e mi fermo qui, affannarsi dietro a questo ovale che sfreccia veloce (avete mai provato a prenderlo al volo dopo un lancio? mai fatto? provare per credere il male che fa!!) per portarlo alla meta. quel che diverte è il movimento del gruppo, come credo in quasi tutti gli sport di gruppo.
ma alcuni sono più gogliardici di altri.
nel calcio, frequentato per anni, e ancora adesso, nulla di esaltante.
nel football, tutto molto esaltante.
credo sia anche questo che piaccia, i cori durante gli allenamenti, gli urrà urrà urrà prima e dopo la partita, i caschi in alto dopo la vittoria, l'inginocchiarsi per rispetto ogni volta che un compagno si fa male e rimane a terra. quale adolescente non vorrebbe far parte di tutto questo per sentirsi fuori di casa e dentro un'altra e ben altra cosa? la propria cosa? quel gesto, quel momento, quell'urlo?
ed eccoli, vestiti come giganti, esagerati, quasi grotteschi- cardinals, panthers, vikings, bears, titans- con i volti, quando scoperti dal casco, segnati di nero sotto gli occhi da strisce oblique come gli indiani sioux, correrre e sgusciare oppure placcare e arrestare, uno sopra l'altro a peso morto, oppure intercettare e fare touchdown. vuoi fare il quarterback, o il running back o il corner back? fai quel che sai, intanto però ci sei, sei lì, e solo lì vuoi essere per esserci.
sei lì e senti il tuo corpo, quel corpo che cresce e non sai governare, ti muovi e rompi tutto, ti muovi e sporchi, un corpo quasi adulto che si eccita e chiede risposte, chiede di essere soddisfatto.
c'è anche da dire che dopo già un numero accettabile di partite io non ho ancora capito quasi niente della complicata meccanica del gioco, nonostante le ripetute pazienti spiegazioni, nonstante l'elenco già più volte reiterato delle regole e dei ruoli, dopo anche l'elenco a memoria di tutte le squadre di fooball americano, NFL, peraltro appunto dai nomi strabilianti...
Arizona Cardinals
New York Giants
Philadelphia Eagles
Pittsburgh Steelers
Minnesota Vikings
Atlanta Falcons
New Orleans Saints
Tennessee Titans
Seattle Seahawks
Tampa Bay Buccaneers
Jacksonville Jaguars
and so on..
però mi piace il quarterback che chiama lo schema, mi piace la palla ovale che vola, mi piace la corsa affannosa verso la meta -quale splendida metafora della vita- mi piace il placcaggio -quale realistica sospensione della vita-.

cose c'è, per te, più dell'america per sognare?

2 commenti:

enzo ha detto...

A me l'America in quel senso lì non piace, o meglio: non mi attira per niente, tutto quel debordare di tutto mi pare un po' volgare.
Non sono cresciuto a Cambridge, ma quell'America la sento sempre urlare, esagerare, strafare, stralunare e Marte, e majorettes e pioggia di coriandoli.
Vivo in provincia, qui è l'opposto: il nulla la fa da padrone, almeno c'è più tempo per osservare le foglie che cadono nel silenzio di questo freddo, ghiaccio, inizio di dicembre.
Ciao, è lunedì, spero che lo aboliscano il lunedì, almeno in America :)

Rossa ha detto...

va bene dai adesso è martedì. Va meglio?
ancora una volta la descrizione della tua provincia silenziosa nel ghiaccio di dicembre è piuttosto accattivante. certo, l'atmosfera degli States, ma solo quella degli stadi, è diversa -credo che la provincia americana sia un'esperienza drammatica di estraniamento- è chiassosa e un po' volgare. sono d'accordo. ma come si può negare l'attrattiva che esercita su un adolescente? magari noi guardavamo altre cose, ma uno sguardo curioso su quella parte del mondo, da ragazzi, ce l'abbiamo messa un po' tutti.