bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

martedì 22 gennaio 2013

se potessi mangiare un'idea avrei fatto la mia rivoluzione

l'idea di inglobarsi un'idea per farla propria ed efficace ha un non so che di cannibalico e psicoanalitico.
Mangiare Dio è un saggio di molti anni fa di Jan Kott sulla tragedia greca che girava in casa mia altrettanti moltissimi anni fa, sul comodino di mio padre. magari deliro, ma l'idea di inglobare il divino, la divinazione di un'idea è, appunto, un'idea folgorante di forza, di potenza, di incarnazione dell'idea. una rivoluzione.

ieri sera ho visto la trasmissione condotta da Fabio Fazio su RAI 3, su Giorgio Gaber.
è particolare la coincidenza di un commento a un mio post di Paolo de Il Giardino di Enzo sulla commozione provata cantando le canzoni di Gaber e la trasmissione andata in onda proprio ieri sera, a 10 anni dalla sua morte.
non mi sono resa conto fino a ieri come quelle canzoni siano inscritte in me, le so quasi tutte a memoria, le ho ascoltate per anni, gli anni della mia adolescenza, e le so. lo stupore è ancora più forte se penso al vuoto delle di oggi adolescenze, vuote di idee appunto, ma non entriamo in meandri dolorosissimi, lasciamo davvero stare.
Gaber l'ho visto, ascoltato a teatro, almeno due volte, al Lirico di Milano. ero una ragazza, veramente.
appassionata.
mi piaceva molto il suo comunismo critico, il suo non-comunismo di sinistra. era convincente proprio nel suo desiderio di non convincere assolutamente nessuno. di non appartenere a nessuno. ma era di appartenenza ciò di cui Gaber parlava. il distacco che glorifica il pensiero: era, è,  un vero maestro in questo.
quanto mi è sempre piaciuto. e mi rendo conto anche quanto le sue canzoni non sia esportabili altrove. mentre posso anche ascoltare De Andrè cantato da un altro, e apprezzarne comunque la forza comunicativa, mi sono resa conto ieri che nessuna canzone di Gaber possa essere cantata da un altro se non da Gaber. è il suo stile, distaccato, ironico, scanzonato (!), casuale (apparentemente), libero a essere inimitabile, a fare l'unicità delle sue canzoni, delle sue comunicazioni, delle sue IDEE.
per molti anni ho ascoltato molto anche la di lui moglie, Ombretta Colli, che faceva la femminista su testi, ovviamente, di Gaber e Luporini. mi piaceva anche lei, oggi è un mostro, un vero mostro plastificato e mortificato dalla seduzione berlusconiana, mammamia che tristezza. lei l'idea non l'ha mangiata, proprio no, l'ha vomitata.

L'illogica allegria 
Da solo lungo l'autostrada
alle prime luci del mattino...
a volte spengo anche la radio
e lascio il mio cuore incollato al finestrino...

Lo so del mondo e anche del resto,
lo so che tutto va in rovina...
ma di mattina, quando la gente dorme
col suo normale malumore,
può bastare un niente,
forse un piccolo bagliore,
un'aria già vissuta, un paesaggio, che ne so...

E sto bene...
sto bene come uno che si sogna...
non lo so se mi conviene
ma sto bene, che vergogna...
Io sto bene...
proprio ora, proprio qui...
non è mica colpa mia se mi capita così...

E' come un'illogica allegria
di cui non so il motivo, non so che cosa sia...
E' come se improvvisamente
mi fossi preso il diritto
di vivere il presente...

Io sto bene...
na na na na na na na
questa illogica allegria
proprio ora, proprio qui...


Da solo lungo l'autostrada
alle prime luci del mattino..


questa canzone è un capolavoro. avercela questa forza di dire...sto bene...
io non ce l'ho.
e sento miserabile per questa mia incapacità perenne.

e poi di Gaber mi piace l'esaltazione della differenza. ieri ho ascoltato questa bella canzone- recitata dalla Littizzetto che però non mi convince per niente-intitolata Secondo me una donna.
finisce così:
Sì, secondo me la donna e l’uomo, sono destinati a rimanere assolutamente differenti. 
E contrariamente a molti io credo che sia necessario mantenerle se non addirittura esaltarle queste differenze. Perché proprio da questo scontro incontro, tra un uomo e una donna, che si muove l’universo intero. All’ universo non gliene importa niente dei popoli e delle nazioni, l’universo sa soltanto che senza due corpi differenti, e due pensieri differenti, non c’è futuro.
come non credergli? come mi ritrovo tutta in questa IDEA.
la differenza ci salverà dall'omologazione, dall'appiattimento, dall'asessuazione, dall'aggressività, dall'odio, dalla mortificazione del desiderio, dal non amore. solo dall'esaltazione delle differenze tra uomo e donna può nascere la vita. detesto le donne che fanno gli uomini, in tutto, quando parlano, lavorano, aggrediscono, fanno l'amore, approcciano il maschio, conducono la vita e i rapporti. penso stiano estinguendo la specie umana. oltre che condannarsi all'infelicità più angosciosa e duratura senza speranza.
siamo diversi, viviamo la differenza.

e infine Patty Smith canta, teneramente forte (c'è qualcosa di assolutamente antitetico e compresente in questa donna), in una versione inglese tradotta da un nipote di Gaber, Io come persona (I, as a person).

Io come persona
In un tempo di rassegnata decadenza 
serpeggia la paura nascosta dall'indifferenza. 
In un tempo così caotico e corrotto
in cui da un giorno all'altro ci può succedere di tutto. 
In un tempo esasperato e incongruente 
con tanta, tanta informazione che alla fine 
uno non sa niente. 

In un tempo tremendo in ogni parte del mondo.

 In un tempo dove il mito occidentale 
nel momento in cui stravince è nella crisi più totale. 
In un tempo che è forse peggio di una guerra 
dove gli ordigni nucleari pian piano invadono la terra. 
In un tempo dove milioni di persone 
si massacrano tra loro 
e non sappiamo la ragione. 

Io come persona 
io come persona 
io come persona, completamente 
fuori dalla scena 
io come donna o uomo 
che non avverte più nessun richiamo 
io che non capisco 
e che non riesco a valutare e a credere 
io che osservo il tutto 
con il sospetto di non sceglier mai, di non sceglier mai, di non sceglier mai… 

In un tempo sempre più ostile allo straniero 
tutti i popoli del mondo stanno premendo sull'Impero. 
In un tempo indaffarato e inconcludente 
si alza minaccioso il sole rosso dell’oriente. 
In un tempo senza ideali né utopia 
dove l'unica salvezza è un'onorevole follia. 

In un tempo tremendo in ogni parte del mondo. 

In un tempo dove tutto ti sovrasta 
e qualsiasi decisione passa sopra la tua testa. 
In un tempo dove il nostro contributo 
la nostra vera colpa è solamente un voto. 
In un tempo che non ti lascia via d'uscita 
dove il destino o qualcuno ha nelle mani la tua vita… 

Io come persona, io come persona 
io coi miei sentimenti 
coi miei traguardi quasi mai raggiunti 
io con la mia fede che si disperde in infinite strade
 io, stordito e spento, con lo sgomento di dover assistere
 io, confuso e vuoto, e rassegnato a non schierarmi mai 
a non schierarmi mai, a non schierarmi mai 

[parlato:] In un tempo tremendo piano piano ti allontani dal mondo, ma con fatica, senza arroganza, come un uomo sconfitto che riesce a vivere solo rifugiandosi nel suo piccolo mondo. Ma la salvezza personale non basta a nessuno. E la sconfitta è proprio quella di avere ancora la voglia di fare qualcosa e di sapere con chiarezza che non puoi fare niente. È lì che si muore, fuori e dentro di noi. Seicome un individuo innocuo, senza giudizi e senza idee. E se non ti si ferma il cuore è perché il cuore non ha mai avuto la pretesa di pensare. Sei come un individuo impoverito e trasportato al capolinea, un individuo sempre più smarrito e più impotente, un uomo al termine del mondo, ai confini del più niente. 

Ma io ci sono, io ci sono 
io come persona ci sono, io come persona ci sono ancora 
io coi miei sentimenti ci sono, io coi miei sentimenti ci sono ancora 
io con la mia rabbia ci sono, io con la mia rabbia ci sono ancora 
io con la mia voglia di cambiare ci sono, io con la mia voglia di cambiare ci sono ancora. 

Io ci sono, io ci sono 
io come persona ci sono, io come persona ci sono ancora 
io con le mie forze ci sono, io con le mie forze ci sono ancora 
io con la mia fede, io con la mia fede ancora 
io come donna o uomo ci sono, io come donna o uomo ci sono ancora. 

Io ci sono, io ci sono 
io come persona ci sono, io come persona ci sono 
io come persona ci sono, io come persona ci sono ci sono, ci sono, ci sono.

E diciamolo forte, IO ci sono.
Diciamolo UNA DIECI CENTO MILLE VOLTE.
e poi mangiamolo, sarà una rivoluzione.

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