bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 18 marzo 2013

e voilà Doisneau!!

un giorno qualcuno, proprio qui sul mio blog, parlando di fotografia -di cui peraltro non so niente-, ha tenuto molto a farmi sapere che le foto di Doisneau sono tutte costruite a tavolino: mettiti lì, passa così, guarda qui, posa colì, fai finta di essere naturale. un bacio, per favore, tra la folla che passa, veloce e distratta, davanti a un bistrot.
e vabbè, mi sono detta, stavo meglio prima, quando non lo sapevo.
probabilmente la questione non mi interessa. non mi fa alcuna differenza.
d'altronde non amo nemmeno quel fotogiornalismo in cui i corpi trapassati dalle corna di un toro o il cervello esploso in una miscela orrifica di neuroni sangue e teca cranica dopo un colpo alla tempia -certamente autentiche e verisssime- non mi piacciono. 
la fotografia è un gran bel mondo e non penso che sia godibile solo quando è autentica, naif, pura natura e non cultura. la fotografia è sempre una scelta dell'occhio che guarda, non coglie mai l'insieme ma solo il dettaglio, non il tempo nella sua interezza ma un istante, non la luce nel suo insieme ma un lampo temporaneo, è uno sguardo e non esiste un solo sguardo al mondo che non compia una scelta di parte. 
non mi aspetto nulla di "vero" dalla fotografia, solo che mi dica qualcosa in attesa di una mia domanda e quando invece si iperesprime mi coglie la nausea, come sempre quando sono violentata da una volontà e una prepotenza di espressione, di comunicazione,  che non mi lascia libera di scegliere e di riflettere.
detto questo, vere o no, le foto di Doisneau che ho visto alla Spazio Oberdan di Milano, mi sono piaciute molto. sono spiritose, divertenti, ironiche, spassose, leggere, allegre, superficiali e profonde.
vanno bene per me, per il mio spirito. sono comme il faut.
siamo a Parigi, "Paris en liberté", in un arco di tempo tra il '34 e il '91, c'è gente e mondo e strade e caricature e moda e macchine e mercati e strade e fotografi e giardini e Senna e bistrot e molte interessantissime facce.
c'è l'eterno bianco e nero, e a volte mi dico che il colore nella fotografia non serve proprio a niente, è stata un'invenzione assolutamente inutile. non so se lo penso veramente, ma ora penso che sia così.








2 commenti:

monteamaro ha detto...

Il soggetto di ogni foto per quanto bello, strano, accattivante, intrigante e protagonista assoluto dell'insieme fotografato, come la ragazza dell'ultima immagine postata, sarebbe niente se qualcuno non avesse provocato un "Click".
Il bianco & nero ha oltre all'immagine, quel senso del già visto che possiamo chiamare nostalgia. Ma ho delle foto a colori della mia vecchia Canon, fatte sulle Alpi Bergamasche fine anni 70, che ancora oggi a guardarle mi incantano.
Ciao Rossa, come sempre presente a questi eventi...(sana invidia!)

Rossa ha detto...

ma certo, la fotografia rende eterno ciò che muore l'istante dopo averla scattata, presentifica anche ciò che è morto e non c'è più. è una magia.
e naturalmente hai ragione, il colore ha un suo senso, ci mancherebbe, oltre alle tue bellissime foto con la tua Canon me ne vengono in mente moltissime altre, penso a McCurry santo cielo, è solo che in certi momenti mi sembra che il bianco e nero abbia la capacità assoluta di fermare il tempo senza aggiungere nessuna suggestione se non quella dell'immagine. ma sono solo momenti poi mi passa...