bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

martedì 12 marzo 2013

La felicità è abitare il proprio desiderio, non è un'orgia di godimento. E come tale è raggiungibile, è il vero fine di un'analisi.

un'amica psicoanalista -lacaniana- , per motivi che non so, oggi mi manda questo estratto di un'intervista tratto da un blog della scuola di psicoanalisi lacaniana di Rimini.
forse pensa alla mia infelicità -perchè di questo tratta l'intervista, la felicità di una donna, cosa vuole una donna-, o forse alla sua, ma più probabilmente alla mia pur non sapendone assolutamente niente.
deve essere che gli psicoanalisti vedono oltre quel che si dice e che si suppone di sapere, probabilmente basta guardarmi in faccia per sapere che sono infelice, e voilà la mail, nemmeno una riga di presentazione.
Luisella Brusa, l'intervistata, so molto bene chi è, la vedo spessissimo alla scuola lacaniana di psicoanalisi, la sento parlare a lezione e ai congressi, e lo posso dire senza vergognarmi, non sempre la capisco.
parla difficile, occulto, complesso, quel linguaggio lacaniano che a volte mi va di traverso per quella perversità della sua incomprensibilità. eppure ci sono dei lacaniani che parlando mi fanno godere -e attenzione la parola godimento in psicoanalisi non ha il significato stretto di eccitamento fisico che si intende abitualmente ma alla fin fine si riferisce poi a quello, alla pratica del reale che insegue il nostro fantasma e ci fa piacere pur perpetuando il nostro stare male, il sintomo è godimento- ed è un peccato che non tutti si rendano altrettanto avvicinabili. a me.
Luisella Brusa è sempre elegante, ed è francamente bella, è misteriosa, è una psicoanalista in senso stretto. è chiaro che in queste poche righe si sforza molto di farsi capire, e, finalmente, la capisco.
è un tale sollievo, anche alla mia ignoranza, è un tale piacere capire, è un tale piacere sentirsi parte di un discorso che si condivide che non posso che metterlo qui a casa mia. me ne approprio.

INTERVISTA A LUISELLA BRUSA EFFETTUATA DALLA SEGRETERIA DELLA S.L.P. DI RIMINI IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA PUBBLICA DEL 19 NOVEMBRE 2010
"Che vuole la donna?" Commedia e drammi della differenza sessuale alla ricerca della felicità. relatore: Luisella Brusa

IL SUO TITOLO RIPRENDE L'ENIGMA-SCOGLIO A CUI E' ARRIVATO IL PERCORSO FREUDIANO, CIOE': “CHE VUOLE UNA DONNA?” la psicoanalisi ha fatto dei passi avanti al riguardo?
Assolutamente sì. Possiamo dire che la psicoanalisi sorge con il sorgere di questa stessa domanda "Che vuole la donna?", quesito che Freud ha estratto dall'inconscio e ha formulato a chiare lettere. E' un quesito prettamente moderno, che appare con la frattura che la modernità introduce nella tradizione ebraico cristiana, la nostra. E' stato Lacan ad aver storicizzato il quesito di Freud e ad aver risolto l'enigma. La psicoanalisi, l'esperienza psicoanalitica di ciascuno, se portata fino in fondo, conduce alla soluzione del quesito. 
LA FELICITA'... MOLTI LA PROMETTONO. COSA NE PENSA LA PSICOANALISI? E' UN TRAGUARDO RAGGIUNGIBILE?
La psicoanalisi non la promette, è la sua differenza rispetto alle psicoterapie del mercato. Per contro si può tranquillamente dire che la raggiunge. Il percorso intermedio, che è quello di una 'analisi, trasforma radicalmente le componenti chimiche della felicità. Che inizialmente è impossibile perchè è composta da una miscela esplosiva, più il soggetto pensa dia avvicinarvisi e più soffre, e ciò è dovuto a quella che la psicoanalisi chiama la pulsione di morte. Con un'analisi la chimica soggettiva - mantengo questa metafora che rende bene l'idea - cambia. La componente di pulsione di morte si alleggerisce e il soggetto può arrivare alla sua meta, che nel frattempo ha cambiato miscela, non è più esplosiva, è alleggerita, è svuotata, è divenuta ciò che Lacan indica con il nome di desiderio. La felicità è abitare il proprio desiderio, non è un'orgia di godimento. E come tale è raggiungibile, è il vero fine di un'analisi. 
ESISTE UNA DIFFERENZA SESSUALE CHE RIGUARDA LA RICERCA DELLA FELICITA'?
L'amore, la coppia, il matrimonio, il divorzio, il rimatrimonio, sono tutti tentativi, a volte maldestri, che i soggetti fanno per cercare la felicità a partire dalla differenza sessuale. La solitudine e la mancanza che marcano ciascuno di noi nella sua posizione sessuata, ci fanno cercare un balsamo nell'altro. E' una ricerca legittima, se la strada è ricca di incidenti è per via della domanda da cui siamo partiti, "Che vuole una donna?", una domanda che in questa ricerca della felicità funziona come fonte di angoscia e come punto di smarrimento, per le donne altrettanto che per gli uomini, una domanda accecante che fa accettare condizioni di infelicità anche grande nelle relazioni, in nome del fantasma con cui ciascuno risponde inconsciamente all'enigma.
(da: http://slprimini.blogspot.it/2010/11/intervista-luisella-brusa-effettuata.html)

"l'inconscio non è che l'essere pensa, l'inconscio è che l'essere, parlando, gode, e, aggiungo, non vuole saperne di più. Aggiungo anche che questo vuol dire "non sapere assolutamente niente". 
J. Lacan, Il Seminario XX, Ancora.

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