bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 24 ottobre 2013

i volti del 900

I volti del 900.
Palazzo Reale, Milano

I tuoi occhi sono tornati da un paese arbitrario dove nessuno ha conosciuto il significato di uno sguardo. 
Paul Eluard

la mostra, divisa in 5 sezioni, ha tante belle cose da vedere. tanti volti, tanti stili, tanti sguardi e deformazioni.
la pittura lo dice così bene, nessuno di noi vede il mondo come lo vede un altro.
l'altro da sè rimarrà sempre un mistero, tranne quando si svela con l'arte, qualsiasi tipo di arte, anche solo quello dell'incontro e della parola.

"L'invenzione della psicoanalisi, la negazione dell'individuo con i regimi totalitari, l'annientamento dell'identità nei campi di sterminio nazisti, la generalizzazione della fotografia, l'immersione dell'Io da parte di uno pseudo-immaginario collettivo creato dai media: a questo contesto sociale - scrive Jean-Michel Bouhours, conservatore del Centre Pompidou e curatore di questa imperdibile mostra - occorre aggiungere il ruolo dell'arte, la spinta all'astrazione, la perdita del soggetto nell'ideale collettivo delle avanguardie: tutto sembra concorrere all'idea dell'arrivo di un mondo senza più volti." E nonostante questo, "cresce all'epoca una sorta di frenesia a farsi fare il ritratto, come - scrive ancora Bouhours - per far entrare se stessi in una vertigine di ubiquità e di istantaneità dettate dai media contemporanei: l'immagine della propria immagine si è imposta".

Il mistero dell’anima. Tra la teoria psicoanalitica, per cui i sogni sono visti come un percorso nel nostro inconscio, e altre scienze o pseudo-scienze, c’era, all’inizio del Novecento, una certa convergenza nel tentativo di leggere quella che l’Uomo considerava la parte oscura di se stesso. La malinconia di Dédie enfatizza la magica presenza del mondo interiore del modello.

Frantisek Kupka, Il rossetto

Albert-Marquet, Nu-au-Divan

Amedeo Modigliani, Ritratto di Dédie

 Pierre Bonnard, La camicetta rossa

Autoritratti. L’artista diviene lo strumento, e usa un riflesso per riprodurre la sua immagine allo specchio, tratto dopo tratto. In questa ricerca di se stessi, che prende la forma di un incontro con la propria immagine, molti artisti affrontano il tema con un ritratto introspettivo, sapendo che il Sé è indubbiamente il modello più complesso e più resistente all’analisi.
René Magritte, Lo stupro


 Zoran Music, Autoritratto


 Francis Bacon, Autoritratto

Faccia e forme. Per i cubisti, è stato spesso evocato il riferimento al primitivismo della maschera rituale o a espressioni antiche del volto, e i loro dipinti hanno spesso causato il disgusto del pubblico che vedeva in essi un oltraggio all’essenza profonda dell’essere umano, o persino li considerava blasfemi verso la parte umana che Dio ha creato a sua immagine. La somiglianza, concetto per secoli connaturato al ritratto, viene definitivamente rifiutata.

 Max Ernst, L’imbecille


Chaos e disordine. I lavori di questa sezione condividono una pazza gioia nell’imperfezione, l’esatto opposto degli standard di bellezza perfetta ereditati dal classicismo dell’Antica Grecia. Sia Bacon che Giacometti producono figure sempre sul punto di rompersi, fatiscenti o destrutturate. “Collasso dell’essere”, come ha sottolineato Jean Clair. 
 Francis Bacon, Ritratto di Michel Leiri


Alberto Giacometti, Isaku Yanaihara

Alberto Giacometti , Diego

Joan Mirò, Testa d’uomo

Il ritratto dipinto dopo la fotografia. In contrasto con il progressivo sviluppo del ritratto accademico attraverso lunghe sedute, alla metà dell’Ottocento la fotografia offrì il miracolo, ma forse anche la dittatura, dello scatto istantaneo. Fare un ritratto significa ora rivelare il soggetto in un istante, dando una garanzia di naturalezza e obiettività.
(http://www.formiche.net/2013/07/28/da-matisse-a-bacon-i-grandi-capolavori-del-centre-pompidou/)

Tamara de Lempicka, Kizette al balcone

quel che ho messo qui è quel che più mi è piaciuto. alcuni volti, e alcuni non-volti, sono straordinari per espressività, o, al contrario, per destrutturazione. mi fanno rabbrividire Modigliani e Bacon, Giacometti  e Music, dalla precisione narrativa dell'interiorità all'imprecisione decomposta più drammatica.
un bel giro, rigenerante occhi e anima. 

Nessun commento: