bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 27 marzo 2014

Ida

film polacco, di Pawel Pawlikowski, bianco e nero, acclamato come un capolavoro.
o almeno recensito come un film da 4 o 5 stelle, "da non perdere".

Ida è una novizia, a breve prenderà i voti. siamo nel 1962, nella piena e grigia e austera Polonia comunista.
prima della consacrazione, Ida viene invitata dalla sua superiora a conoscere la sua unica parente, una zia, magistrato, figura enigmatica e di potere, appartenente all'élite della dirigenza comunista, che le rivela alcuni questioni non da poco sulla sua vita, sulla sua famiglia. Ida scopre di essere figlia di una coppia ebrea, trucidata e sepolta da qualche parte nel territorio della famiglia di origine; lei, piccolissima, è stata affidata alle cure delle suore, e da loro cresciuta, per salvarla dalla furia nazista.
la zia, una donna, come dire, piuttosto intraprendente, dai modi sicuri e impositivi fino all'arroganza, probabilmente enfatizzati dal potere esercitato per anni nelle aule di giustizia, le fa da guida in questa ricerca. è una donna disperata, alcolizzata, perduta nei ricordi e nei rimorsi. perduta e senza dio, secondo gli occhi di Ida, che guarda ma non giudica. però questa peccatrice è una donna che vive nel mondo, e Ida del mondo non sa nulla. si muove e si aggira come se nascesse per la prima volta e il suo candore sembra svelare le cose, farle emergere nella loro violenta verità. anche un colloquio intenso, una visita in ospedale, la seduzione che la zia esercita sugli uomini, il bere, il fumare, mangiare al ristorante, dare un passaggio ad un musicista che fugge dalle promesse, tutto sembra avere il peso di una nuova visione, di un battesimo.
dopo la scoperta della verità sulla fine dei genitori di Ida, la zia torna alla sua vita di cocktail e uomini di passaggio e Ida al suo convento. una si suiciderà l'altra non si riterrà pronta a prendere i voti. Ida torna alla casa della zia morta e prova, sperimenta, per un breve tempo, il senso di una vita terrena: si veste, si mette i tacchi, lascia scoperti i suoi biondi capelli, fuma e beve, immagina e sogna, si lascia andare alla corte e al sesso con un musicista innamorato di lei, che ora non sfugge più alle promesse.
dopo la notte d'amore, le chiede di seguirlo nel suo viaggiare per la Polonia, nel suo peregrinare per locali.
e poi? chiede Ida
poi compriamo un cane, troviamo una casa, ci sposiamo, facciamo dei bambini.
e poi?
e poi ci saranno i problemi.
non basta.
Ida torna, la mattina dopo, in convento. ora sembra pronta per rinchiudersi per sempre, nell'unico tratto di mondo che lei sembra riconoscere e sembra averle dato una risposta sul senso della vita.
è una scelta? è una fuga? è una convinzione sulla portanza di dio rispetto alla fuggevolezza del mondo? è un ritorno nel ventre materno? è la delusione sulla banalità della vita?

Ida, nel tuo mondo in bianco e nero, senza sfumature, non ti ho capita.

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