bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 10 marzo 2014

la camera azzurra

La camera azzurra
di Georges Simenon
la parola che valore ha?
la parola di lui appartiene al sesso maschile.
la parola di lei appartiene al mondo femminile. E quel mondo femminile che sull’amore arriva anche a delirare.

«Ti ho fatto male?».
«No».
«Ce l'hai con me?».
«No».
Era vero. In quel momento tutto era vero, perché viveva ogni cosa così comeveniva, senza chiedersi niente, senza cercare di capire, senza neppure sospettare cheun giorno ci sarebbe stato qualcosa da capire. E non solo tutto era vero, ma era anche reale: lui, la camera, Andrée ancora distesa sul letto sfatto, nuda, con le gambe divaricate e la macchia scura del sesso da cui colava un filo di sperma. Era felice? Se glielo avessero chiesto, avrebbe risposto di sì senza esitare. Non gli passava neanche per la testa di avercela con Andrée perché gli aveva morso il labbro. Faceva parte dell'insieme, come tutto il resto. In piedi, anche lui nudo, davanti allo specchio sul lavandino, si tamponava la bocca con un asciugamano imbevuto d'acqua fredda.
«Tua moglie ti chiederà spiegazioni?».
«Non credo».
«Ma a volte qualche domanda te la fa, no?». Le parole contavano poco. Parlavano così, per il puro piacere di parlare, comesuccede dopo l'amore, quando il corpo è ancora eccitato e la testa un po' vuota.
«Mi ami, Tony?».
«Penso di sì».
Scherzava, ma senza sorridere, per via del labbro inferiore che continuava a tamponare con l'asciugamano inumidito.
«Non ne sei sicuro?». 
Tutto aveva un peso e un significato in quell'universo vibrante, perfino la mosca che si era posata sul ventre di Andrée e che lei guardava con un sorriso appagato.
«Davvero potresti vivere con me tutta la vita?».
«Certo...».
«Sul serio? Non avresti un po' paura?».
«Paura di che?».
«Riesci a immaginare come passeremmo le giornate?».
Anche quelle parole sarebbero riemerse, così leggere allora, così minacciose adistanza di qualche mese.
«Finiremmo con l'abituarci», aveva mormorato lui senza riflettere.
«A che cosa?».
«A noi due».
Si sentiva puro, innocente. Contava solo ciò che stava vivendo. Un maschio vigoroso e una femmina appassionata che avevano goduto l'uno dell'altra. Per quantoTony ne fosse rimasto indolenzito, provava tuttavia una piacevole sensazione di benessere.
«Se penso a tutti gli anni che ho perso per colpa tua...».
«Per colpa mia?» aveva ripetuto lui ridendo.
«Chi è che se n'è andato? Io?».
Erano stati compagni di scuola fin dalle elementari. E soltanto ora che avevano superato la trentina e che entrambi si erano sposati...
«Rispondimi seriamente, Tony... Se io mi ritrovassi libera...».
La stava ascoltando? Il treno, invisibile dietro l'edificio bianco della stazione, si era fermato, e i viaggiatori cominciavano a uscire dalla porta di destra.Un impiegato in divisa ritirava i biglietti.
«Faresti in modo di renderti libero anche tu?».
Prima di ripartire, la locomotiva fischiò così forte da coprire ogni altro rumore.
«Come hai detto?».
«Ti sto chiedendo se, in quel caso...

ma in fondo a Tony queste parole scivolavano via, via come lacrime nella pioggia.
una parola valeva l’altra, una parola non era quello che sembrava. Tony non avrebbe lasciato la moglie né tantomeno la figlia, probabilmente non era innamorato, non immaginava una vita assieme, Tony era solo un maschio inorgoglito da incontri di sesso disinibito e senza freni, come non ne aveva mai vissuto prima. si guardava nudo nello specchio, bel maschio, e vedeva di riflesso la posizione sfrenata e lasciva di lei, gambe aperte spalancate, la bava del suo seme che colava dalla fessura nera di lei.
e allora: si, si va bene, si va bene ti amo, si va bene viviamo insieme, si va bene mi rendo libero, si va bene abbiamo scopato come mai prima, né io né te, in questa camera azzurra di albergo.
è il linguaggio maschile, è il linguaggio che non da peso alle parole, è il linguaggio non pensato, non realmente condiviso, è il linguaggio di chi solo risponde per compiacere, o zittire, l’Altro.
bene, per lei, per Andrée, il linguaggio è un’altra cosa, il linguaggio è una promessa, il linguaggio è un tatuaggio sulla pelle, che sancisce la verità e il legame, la parola è verità e non nasconde niente, non mente mai. e lei sa bene che parlare così, in quel momento, oggetto di desiderio, oggetto di promessa di felicità sessuale, può inebetire l’altro e fargli dire quel che lei desidera sentire.
per lei, secondo lei, loro due si amano, vogliono stare insieme, vivranno insieme, ognuno farà la propria parte per portare a termine questo progetto d’amore.
chi si sta sbagliando? qual è l’equivoco? chi ha fatto della parola un uso distorto? Chi ha trasformato la parola in un’arma omicida?
chi ha messo nella parola la propria verità senza soppesare, senza dubitare, neanche per un minuto, il valore che ha quella stessa parola per l’altro?
questo piccolo breve libro, costruito saggiamente, mirabilmente, fino all’ultima riga da Simenon è un piccolo capolavoro, una maestria, un guizzo di genio.
c’è tutto quel che serve per costruire il caso, il giallo, la conclusione inaspettata, la domanda che rimane aperta fino all’ultimo, la non decifrazione fino alla fine, ma, sopra ogni cosa, possiede il talento di costruire un giallo sul vero unico delitto: l’incomunicabilità tra maschio e femmina.
il delitto si compie lì, nella camera azzura dopo l’ennesimo orgasmo, dopo il godimento del corpo, autistico per lui, immaginario per lei. siamo su due mondi paralleli che non si incontrano. “il rapporto sessuale non esiste”, diceva Lacan. capiamoci, esiste eccome, ma non esiste un rapporto, una relazione tra due corpi nel sesso. il godimento è sempre solo, il godimento è proprio, non condivisibile, io godo del mio corpo senza sapere nulla del godimento del corpo dell’altro. Lacan diceva che il godimento maschile è idiota e solitario, quello femminile amoroso e relazionale. il godimento della donna chiede sempre la parola, sempre, chiede sempre la conferma, sempre, chiede sempre la promessa, sempre. il rapporto sessuale non esiste, però, diceva Lacan, esiste l’amore, l’unica possibile confluenza tra due corpi che si parlano. “non esiste rapporto sessuale” vuol dire dunque che gli esseri umani, sul piano del godimento sessuale, rimangono reciprocamente in esilio: non c’è infatti un’esperienza del rapporto tra i due godimenti, poiché uno dei due rimane precluso, inaccessibile. è pur vero che il nostro corpo ci apre alla relazione con l’Altro, ma nessun rapporto sessuale potrà fare dei due godimenti Uno. l’incontro con il partner si realizza allora sullo sfondo dell’esilio da un rapporto che possa compiersi sul piano sessuale. l’amore emerge come unica “supplenza” possibile.
“Solo l’amore permette al godimento di accondiscendere al desiderio”. (J.Lacan)

Infine, il presidente pronunciò il verdetto. Pena di morte per entrambi gli imputati, commutata, su istanza della giuria, nei lavori forzati a vita. 
Nel tumulto che seguì, mentre il pubblico si alzava tutto insieme, anche Andrée si levò in piedi e si rivolse lentamente verso Tony. 
Questa volta lui fu incapace di girare la testa dall'altra parte, tanto il suo volto lo affascinava. Mai neppure nei momenti in cui i loro corpi erano stati più uniti, l'aveva trovata così bella, così raggiante. Mai aveva visto sulla sua bocca carnosa un sorrisoche esprimesse così intensamente il trionfo dell'amore. Mai, con un solo sguardo, si era impossessata di lui in modo così totale. «Lo vedi, Tony,» gli gridò «non ci hanno separati!».

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