bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

martedì 26 agosto 2014

brevi note a margine: quando proprio non capisco

intanto a Milano ho passato il mio ultimo fine settimana di vacanza in pace con i miei provati sensi.
finalmente calore, tepore, luce, bicicletta, finestre aperte, aria tersa quasi settembrina (in compenso ieri e oggi: autunno!)  
la montagna, d'estate, è contro natura. e nessuno potrà mai convincermi del contrario (anche d'inverno lo è ma qui è più difficile trovare le argomentazioni giuste senza magari, che so, sembrare un filo fanatica e stupida, quindi lo penso ma non lo dico).
detto questo per me vacanza è, sopra ogni cosa, lettura, ma non di libri, che divoro -letti e ascoltati- già abbondantemente durante tutto l'anno, ma del giornale. il Corriere della Sera  lo leggo tutto e tutti i giorni, compresi tutti gli inserti, La lettura e Sette i miei favoriti. lo leggo in spiaggia, godimento divino, e anche a Ortisei sotto la coperta mentre fuori grandina, unico elemento che mi rende sopportabile l'agonia della giornata altoatesina.
come comincio a lavorare non lo leggo più. la giornata non me lo consente o, forse, meglio essere sinceri, non me lo consento. una perdita incommensurabile e un ineluttabile re-inabissamento nella mia grigia ignoranza delle cose del mondo. vedi a lavorare...che danni...!?
quel che noto a margine oggi, sono gli articoli, per lo più leggeri e dicostume, di Maria Laura Rodotà.
giornalista del Corriere, si trovano, nel mese di agosto, suoi trafiletti sul quotidiano, ieri anche un articolo già in prima pagina sull'identificazione in personaggi di telefilm americani, e alcune rubriche fisse su Io Donna e su Sette, in particolare. quivi tiene una rubrica "del cuore" -D'Amore e di Altri Disastri-, ma con tono diciamo spigliato, brillante, brillantissimo, neologismi, modernismi, Gran Bastardi, e Vere Depresse, riferimenti cool, linguaggio easy, molto quotato e molto all'ultima moda verbale, molto trendy, all'uso giovanile ma non solo, all'uso internettiano delle nuove relazioni mondane.
insomma, per dirla in breve, un linguaggio che io non capisco.
tipo:
Terapia consigliata. La verità sulla cinquantenne femmina contemporanea, secondo me, più che nelle tue disinvolte considerazioni sul turismo sessuale (che può essere sia patetico sia rischioso) è in una tua parentesi: Detta cinquantenne “qualche volta cerca di fidanzarsi, ma questa è davvero un’altra storia”. In effetti. Trattasi di generazione avventurosa – la seconda e l’ultima che si è potuta permettere, socialmente e finanziariamente, di esserlo – e con gli umarells non si trova. Il che non impedisce di restare amici, o di restare sposati, spesso. 
boh. ma non capisco bene quel che dice e scrive, anche a rileggerla una seconda volta, in risposta alle lettere che riceve. capisco di più, ma non sempre!, negli articoli singoli, brevi e concisi, ma mi perdo senza meta quando recluta quel quel tono di spirito all'ultimo respiro, alla battuta pronta, all'allusione virtuale, alla dimensione relazionale on demand di comevailmondotrauominiedonnemanonsolo.
sono tagliata "fuori". sono ferma a un piccolo mondo antico, la velocità e l'allusività modernista di certo linguaggio mi aliena e mi svuota lasciandomi interdetta. perchè non capisco?
oibò (direbbe lei). oppure vabbè. oppure, fate voi. 

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