bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 4 dicembre 2014

tra il genio e la filodrammatica

parole di Cesare Garboli, scrittore, saggista e critico letterario italiano, sulle Voci di dentro di Eduardo.
ed è a partire da un suo testo sul teatro di Moliere, Tartufo, che ho ascoltato a BookCity, proprio Toni Servillo e Carlo Cecchi, disquisire di teatro e recitare sulle pagine di Tartufo. 
un'ora speciale, tra saggistica e recitazione.
bell'affare il teatro, e non  resisto a riportare la scena che ho più gradito, 10 giorni fa, al Piccolo Teatro di Milano.

ALBERTO
No, ma vi consiglierei di riposare un poco. Io 'a matina sono felice quando mi posso papariare, fare cioè con comodoquelle cose inutili ma tanto necessarie nello stesso tempo... Che so: «Stu quadro mi piacerebbe più a quell'altra parete...» «Stu tappeto 'o vulesse mettere là...» «Stu mobile 'o mettesse dint' 'a cammera 'e pranzo...» «St'armadio starebbe meglio in quell'altro posto...»

PASQUALE
E già, io 'a matina me sóso e me metto a cambiare 'e mobile d' 'a casa?

ALBERTO
Non dico questo, ma dei piccoli ritocchi. Per esempio: quella credenza (indica il mobile di fronte al fornello) non starebbe meglio ad angolo fra la parete e la porta?... Carlu', damme na mano... (Si avvicina alla credenza per spostarla).

PASQUALE 
Ma nossignore. Io studiai tanto, primma d' 'a mettere là. Quello è il posto più indicato.

ALBERTO
Ah, non la volete spostare, la credenza... è vero??? Carlu', nun 'a vo' spusta'!

CARLO
'O ccredo.

PASQUALE
Ma si capisce che non la voglio spostare. Io, in casa mia, i mobili li voglio tenere dove mi pare e piace. E quando mai io so' venuto a spusta' 'a rrobba in casa vostra?

ALBERTO
E se venite, ve la faccio spostare. Perché in casa mia chiunque vuole spostare i mobili, lo può fare senza paura di arrecarmi danno. Venite, e spostate.

PASQUALE
Don Albe', io non vi capisco. Tengo una nottata addosso che Iddio lo sa... Non ho chiuso occhio.

ALBERTO
E questo dicevamo con donna Rosa, don Pasqua', dormire è diventato un lusso. Le agitazioni sono troppe, è vero don Pasqua'?... 'A capa ncopp' 'o cuscino volle... Chello che sta 'a dinto, 'a notte iesce fora...

PASQUALE (che comincia a trovare incomprensibile il parlare di Alberto)
A me, nun esce 'a fore niente. Ho la coscienza tranquilla e se non dormo è perché... Chi 'o ssape pecché?

ALBERTO
Pecché 'e muorte so' assaie. So cchiù 'e muorte ca 'e vive.

PASQUALE
Lo credo. N'è morta gente, da quando è nato il mondo.

ALBERTO
Ma vuie, 'e quale muorte parlate?

PASQUALE (superficiale)
'E muorte... 'A ggente che more pecché ha da muri'.

ALBERTO
Ah, ecco! Vuie parlate 'e chille ca mòreno c' 'a morte... Quelli sì. Quelli si mettono in santa pace e danno pace pure a noi. Ma chille c' 'avevan' 'a campa' ancora e che, invece, moreno per volontà di un loro simile, no. Quelli non se ne vanno... Restano. Restano con noi. Vicino a noi... Attuorno a nuie!.. Restano dint' 'e ssegge... dint' 'e mobile... 'A notte sentite: «Ta...» È nu muorto ca s'è mmiso dint' 'o llignamme 'e nu mobile. Na porta s'arape? L'ha aperta nu muorto. Sott' 'o cuscino... dint' 'e vestite... sott' 'a tavula... Chilli muorte là restano... Nun se ne vanno. E strilleno comme ponno strilla'. Perciò nun putimmo durmi' 'a notte, don Pasqua'. Campanello interno. Tutti sobbalzano richiamati da quel suono che li libera dall'atmosfera terrificante creata da Alberto. Pasquale esce.

ROSA
Apri Mari'... (Alludendo alla inopportunità di Alberto) E ccà, 'a matina, ce scetammo allegre... Maria esce seguita da Alberto.

ALBERTO (dopo poco si ode la sua voce)
Carlu', io so' pronto.

CARLO (repentinamente si alza e afferra Rosa per le braccia tenendola ferma. Grida)
Albe', entra. Alberto entra tenendo ferma la cameriera. Lo segue Michele, un brigadiere di Pubblica Sicurezza e cinque agenti, tre dei quali bloccano l'ingresso. Sono tutti armati di mitra e pistole.

ROSA
Per la pace di Dio, che è successo?

CARLO (tenendola ferma)
Non gridate. Raccomandatevi a Dio, che è grande e misericordioso.

BRIGADIERE (impugnando la pistola, a uno degli agenti)
Tu nun te movere a ccà. (Agli altri) Voi venite con me. (Esce per la porta a destra seguito dagli agenti, anche essi con pistola in pugno).

ALBERTO
Finalmente è finita! Il sangue di un innocente diventerà fuoco eterno che correrà nelle vostre sporche vene.

ROSA E MARIA (allibite)
Ma...

CARLO (calmo, mistico)
A Dio... raccomandatevi a Dio, che è grande e misericordioso.

Internamente scoppia un fracasso d'inferno. Grida, strepiti di donne, misti alle energiche proteste degli uomini. Dopo poco, trascinati dalle guardie e dal brigadiere, entrano assonnati e sommariamente vestiti, Pasquale, Elvira, Matilde e Luigi. Chi in pigiama, chi in camicia, chi in maglietta.

PASQUALE (fuori di sé)
Ma cheste so' ccose 'e pazze! Chi vi conosce?

BRIGADIERE
Ci conoscerai. Non fare resistenza.

MATILDE (coprendosi alla meglio)
Io sto in camicia. Ho vergogna.

ALBERTO
Perché, tu conosci la vergogna che cos'è?

LUIGI (scagliandosi contro Alberto)
Tu si' na carogna! Le guardie lo trattengono.

ALBERTO
E tu sei un assassino. Come tuo padre, tua madre, tua sorella, tua zia e questa criminale di cameriera che tenete in casa. (La famiglia Cimmaruta rimane muta come di fronte a una enormità incredibile). Assassini! Signor brigadiere, la denuncia che ho fatto è precisa e documentabile. Questa è una famiglia di degenerati criminali. (Indicando Pasquale) Questo immondo individuo, con due figli, di fronte ai quali avrebbe dovuto sacrificare ogni sua aspirazione per educarli al bene, assiste sereno e contento alle tresche provvisorie e occasionali di sua moglie, la quale, con la scusa di leggere le carte, riceve clienti di giorno e di notte. (Luigi c.s.). Tu, è meglio che non ti agiti. Ho le prove, perciò parlo. Vi ho seguiti, v'aggio fatta 'a spia. E il sospetto è stato coronato dall'autenticità dei fatti. Ma ora la vostra miserabile esistenza è finita. Brigadie', questo branco di iene, questi vermi schifosi, hanno commesso il più atroce e raccapricciante dei delitti. Dopo aver attirato in casa il mio fraterno amico Aniello Amitrano, con l'arma della seduzione di questa donna, l'hanno sgozzato, derubato, e hanno fatto sparire il cadavere.

TUTTI
Noi?

ALBERTO
Ma la mano di Dio è grande e toglie i lumi agli assassini. Le prove, i documenti, sono nascosti in casa e so io dove. Brigadie', portateli via questi miserabili... Io vi seguirò in questura con tutte le prove, e vedrete che non avranno più il coraggio di negare.

BRIGADIERE (autoritario)
Camminate, andiamo!

PASQUALE
Ma questo è un pazzo. Noi siamo gente per bene.

BRIGADIERE
Cammina... (Gli agenti spingono fuori gli altri componenti della famiglia, i quali protestano energicamente. Carlo li segue confortandoli con parole mistiche). Fa' presto. (Ad Alberto) Noi vi aspettiamo in questura. (Esce spingendo Pasquale).

ALBERTO
Via, via, pulizia!

MICHELE (angosciato)
Chi poteva mai pensare! Signo', e queste prove? Questi documenti, dove stanno?

ALBERTO (sicuro)
Qua, dietro a quel mobile. Hanno tolto i mattoni e ci hanno messo dentro tutti i documenti, la camicia insanguinata e una scarpa. Non hanno avuto tempo di pareggiare il muro, volevano farlo stamattina, e partire. Damme na mano... (Tolgono il mobile dal muro, e osservato in lungo e in largo dietro ad esso, non scorgono nulla. Un po' deluso, si guarda intorno) No, là... (Indica un altro punto. Dal muro di sinistra stacca una grande mensola, alla quale sono attaccate pentole e tegami, e dopo aver osservato c.s. ) No, sott' 'e carboni.
MICHELE
E qua carboni non ce ne sono. Tengono la cucina a gas.

ALBERTO
E che ti posso dire... Forse, dentro a quella cesta. (Indica un altro punto).

MICHELE
Forse?...

ALBERTO (guarda nella cesta. Il risultato è il medesimo delle altre volte. Siede avvilito, passandosi una mano sulla fronte)
Miche'!

MICHELE
Signo'.

ALBERTO Miche', io me lo sono sognato...

MICHELE Vuie che dicite...? E mo'?

ALBERTO
Ma così naturale.. .

MICHELE (insistendo con voce monotona)
E mo'?

ALBERTO (con un filo di voce)
Damme nu bicchiere d'acqua. (Quasi estasiato dalla visione fantastica, dice beato) Ma che bel sogno.

FINE PRIMO ATTO

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