bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 19 marzo 2015

capolavoro

ho letto sulla copertina: un capolavoro.
eh caspita com'è che non ho letto un capolavoro!
no, dico, capolavoro. una faccenda seria.
anzi, preciso: un libro immenso, un capolavoro.
dai Rossa non fare la snob, se ti dicono "capolavoro", "immenso", pure su audiolibro, letto da Caudio Santamaria, e leggilo allora.
la parole hanno un peso, di solito, l'avranno anche queste.
sempre lì a cercare i libri d'autore, a cavillare sui best seller, sulla mercificazione, sul plus godere, sulla società senza padre, sui gusti comuni, sulle fascinazioni di massa...e leggilo!
non rompere leggilo.
bene.
l'ho letto, ascoltato dai, dalla voce di Claudio.
a volte, come mi capita, ho riascoltato, risentito interi capitoli.
perchè, se si tratta di un capolavoro, non devo perdermi nulla e capire bene.
non è che poi critico e non so di cosa parlo.
ho aspettato qualche capitolo, lo giuro, prima di farmi delle domande.
per qualche capitolo ho sinceramente e rispettosamente aspettato.
ma
ahimè
con il passare del tempo, delle pagine, della storia, dei personaggi, delle parole, dell'italiano, o meglio della traduzione in italiano (unico dubbio che concedo), il capolavoro si è disfatto.
tristemente davanti ai miei occhi e dentro le mie orecchie.
l'italiano, o sua traduzione, i dialoghi, il contenuto, sono poveri. alla fame, alla deriva, senza dimora.
da carità all'angolo delle strade.
potrei riportare alcuni passaggi e verificare la miseria del linguaggio.
corrente, certo, ma da un capolavoro mi aspetto un linguaggio corrente da capolavoro.
meglio di no.
alcuni personaggi sono macchiette. la lingua che parlano li ridicolizza. i successi che ottengono sono smisurati. gli sviluppi narrativi sono incongrui.
la storia, con i soliti passaggi del vangelo a fare da sfondo ai delitti sado maso, è già letta, già vista, già tutto.
la costruzione narrativa perde dei pezzi o ne acquisisce di immotivati
(ma l'avvocato che fa da tutore viene annientato così senza problemi? che donna la nostra Lisbeth, guai a farle un torto, minuta ma inesorabile, una forza spropositata da un'anamnesi di sfacelo socio culturale pregressa)
(ma l'amante che si dilegua, perchè? com'è? boh, non era amore quello di Cecilia? così si leggeva)
(e 'sta figlia, compare giusto a metà libro a rivelare le verità sul vangelo, la vede una volta in un anno?)
(ma tutti quei furti mediatici? va bene così? ma lui non è un giornalista integerrimo? sgretolato di fronte all'ipotesi di rivalsa e di successo. un'etica facilmente raggirabile)
il finale è prevedibile, che fosse viva e mandasse i fiori a ogni compleanno era chiaro dalle prime rivelazioni sulla trama.
un capolavoro tua sorella.
ci sono cascata.
Uomini che odiano le donne: una boiata d'intrattenimento.
non per me.

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