bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 25 giugno 2015

le ossessioni della Milanesiana

Le dannazioni dell'amore o dell'odio, intrecciate in modo indissolubile fino al legame folle e persecutorio, sono il fulcro di un romanzo di culto come "Che tu sia per me il coltello" di David Grossman. Anche per questo motivo è proprio lo scrittore israeliano a inaugurare il 22 giugno la sedicesima edizione della Milanesiana, la rassegna ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, e quest'anno dedicata proprio al tema "Manie/ossessioni". Il festival, che amplia il programma cittadino di ExpoInCittà, prende l'avvio appunto lunedì 22 giugno con Grossman, nella serata "Ossessione, scrittura, musica", al Teatro Grassi, con un reading dello scrittore (che riceverà anche il premio "Rosa della Milanesiana"), e con gli interventi di Sergio Escobar e Andrée Ruth Shammah, chiusi dal concerto della Barcelona Gipsy Klezmer Orchestra.

A  "La verità e le sue ossesisoni" è dedicata la serata di mercoledì 24 al teatro Grassi, con un prologo del rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM, Giovanni Puglisi, e un'introduzione di Ferruccio de Bortoli. Seguiranno le letture di due scrittori che riceveranno tra l'altro il Premio Montblanc - La Milanesiana “Protagonisti del cambiamento”, cioè Paolo Giordano, già premio Strega con il suo "La solitudine dei numeri primi", e lo scrittore svizzero Joël Dicker, autore di un libro divenuto cult, "La verità sul caso Harry Quebert". A conclusione, il concerto del compositore e pianista Michael Nyman.

lunedì 22 c'ero, e anche mercoledì 24.
volevo sentire Grossman, volevo sentire Giordano.
e ho fatto molto bene.
Grossman è uno scrittore di grandi capacità narrative e ha letto un bel pezzo sull'ossessione della gelosia, con quella meticolosità descrittiva che sa cogliere il punto, sa cogliere il godimento che sta nel dolore, sa cogliere la follia umana, indomabile, che si cela dietro la ricerca ostinata di quel che ci fa più male. non fa sermoni su Israele e l'ebraismo al contrario della Shammah che oltre a fare un'introduzione confusa e mal condotta, senza continuità e scomposta, si infila dritta nell'oscurità della polemica ebraica, creando il gelo, creando la solita spaccatura tra olocausto e questione palestinese. 
la Sgarbi non è simpatica, è piuttosto sbrigativa, niente convenevoli e pochissimi sorrisi.
è pressochè perfetta dalla vita in su, curatissima nella capigliatura e negli orecchini, quai sempre pessima nella scelta delle scarpe, a volte dei vestiti.  ho anche visto domenica, al Mexico, il suo film Per soli uomini, un racconto su allevatori di pesce ambientato sul delta del Po, e ne sono uscita con una nausea furibonda causa l'uso della macchina da presa senza punto fisso, come fosse un occhio umano che si sposta da un soggetto all'altro, ravvicinatissima, sopra sotto, davanti e dietro, provocandomi una crisi cenestopatica intensissima che mi è costata almeno tre ore di malessere. non si tratta, dunque, di un buon effetto cinematografico, eppure l'idea documentaristica aveva dei pregi, sprecati per inesperienza tecnica registica.
non si può pensare di saper fare tutto.
perchè la Sgarbi, la Milanesiana, la sa fare, e bene.
amo questa rassegna da anni e cerco disperatamente di sentire tutte le letture che posso, mi piace molto questa forma di divulgazione culturale. capisco che c'è una gestione che tende a ripetersi, alcuni personaggi circolano da anni, c'è quasi una consuetudine domestica -con fratello e amici carissimi-, ma la formula letteraria, o la presentazione cinematografica, con chiusura musicale mi è molto congeniale.
ieri sera mi è piaciuto molto il giovane Paolo Giordano, mi piace come scrive, mi piace cosa e come lo scrive. amo molto i suoi articoli sul Corriere della Sera e su La lettura, possiede una grandissima dote, l'onestà intellettuale.
il suo pezzo, personalissimo, di ieri sera sul nonno Ernesto e la traumaticità della sua disturbata figura nella sua vita è stato veramente pregevole. non mi è piaciuto Joël Dicker, autore di La verità sul caso Harry Quebert, dice cose poco pensate sull'ossessività dello scrivere, confonde ossessione con passione, ossessione con bulimia. no, non ci siamo, è approssimativo.
fantastici, nelle due serate, gli intrattenimenti musicali. strepitosa la Barcelona Gipsy Klezmer Orchestra, un insieme di vocazioni musicali provenienti da tutto il mondo concertati con maestria e animati da una fantastica cantante, inusuale e intenso il concerto del compositore e pianista Michael Nyman che si è svolto durante la proiezione di un curiosissimo documentario dello stesso (anche lui affetto da uso indiscriminato ma meno traumatico della videocamera) in una qualche città sudamericana, supppongo, durante un set fotografico di procaci e improvvisate modelle da strada.

la presentazione di ieri sera, affidata a Ferruccio de Bortoli e a Giovanni Puglisi, mi ha regalato, in tema di ossessione sulla verità, una bella poesia di Saba

Amai

Amai trite parole che non uno
osava. M'incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.

Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l'abbandona.

Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.

Umberto Saba

quel che intuisco è che c'è molta confusione nel gergo comune tra ossessione e mania, passione e ostinazione, ripetizione e coazione, e vedo che in tutta la rassegna non c'è nessun oratore competente in materia...

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