bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 9 luglio 2015

il fascismo ordinario

Non esistono bambini cattivi. 
Tutti i bambini del mondo sono buoni. 
Tutto dipende da come formeremo i loro caratteri, da come li trasformeremo. 
MIKHAIL ROMM Il fascismo ordinario [1965]

le serate migliori della Milanesiana me le ha regalate il Mexico (messico).
anche ieri sera c'è stato di che divertirsi, situazioni paradossali e comiche, altrimenti improbabili.
e c'è stato anche un incredibile film, veramente incredibile, che mi ha regalato, ancora, quel gusto imparagonabile ad altri di stare al cinema a notte fonda a vedere pellicole altrimenti impossibili da conoscere.
la serata è stata dedicata a Andrei Konchalovsky e Maya Turowskaya, e, insieme a loro, sul palco, c'erano Enrico Ghezzi, Aliona Shumakova, critica cinematografica e traduttrice russa, che ha curato diverse rassegne e selezionato film russi delle ex repubbliche sovietiche anche per la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e la Festa del Cinema di Roma, ed Elena Kostioukovitch, che da trent’anni mette in comunicazione la cultura italiana e quella russa, traducendo, curando pubblicazioni, pubblicando ricerche e insegnando in varie università.

Konchalovsky è regista teatrale e cinematografico, un artista impegnato da oltre cinquant’anni nel cinema e nel teatro. Il suo curriculum, particolarmente esteso, gli ha portato numerosi premi e riconoscimenti a livello internazionale, tra cui un Emmy e un Oscar, oltre al premio per la miglior regia per Le notti bianche del postino, presentato alla 71ma edizione della Mostra del cinema di Venezia.
Maya Turoskaya è un pezzo vivo di storia e un’apparizione rarissima: 90 anni, è autrice di film e sceneggiature, storica del cinema europeo e saggista. Ha lavorato nelle prestigiose sedi di ricerca a Mosca dal primo dopoguerra fino al crollo dell'Impero sovietico, facendo conoscere al pubblico russo numerose realtà culturali europee, tra cui anche il cinema del neorealismo italiano. Ha lavorato con Mikhail Romm, come aiuto regista, e con lui ha girato Il nazismo ordinario (1965), che sarà proiettato durante la serata. Fu di fatto la Turowskaya a montare l’intero film, dopo avere selezionato, in prima persona, il materiale, spulciando negli archivi privati di Göring e Goebbels, tra oltre duemila ore di cronaca in tedesco, Il nazismo ordinario non piacque però al governo sovietico, che ne concesse la proiezione solo nell’ dell'anniversario dei vent'anni della vittoria, nel 1965. Fu poi censurato e vietato fino all’avvento di Micahil Gorbaciov, perché numerose erano le similitudini tra le due atmosfere totalitarie.
oltre a tutta 'sta gente, c'era anche l'interprete, che già si faceva sentire durante l'introduzione della Sgarbi, con un tono e uno stile di voce piuttosto singolari.
poi, tutti sul palco.
le domande sono confuse, le risposte ancora di più.
Konchalovsky insiste su una strana forma di sarcasmo, che non mi dice nulla però, mi annoia.
Maya Turoskaya è veramente un soggetto pregiatissimo, anziana ma sveglia, molto più di me, va dritta per la sua strada, non si può dire però che sia interessante. ghezzi le fa la sua domanda - e l'interprete va letteralmente nel panico, come si traduce il ghezzi-discorso in russo? lo ferma, gli chiede il soggetto della frase, ormai dimenticato, si sposta freneticamente dall'uno all'altra tentando di fare il suo mestiere- e lei ne approfitta per riprendere la parola e finire il suo discorso, prima interrotto causa le lancette dell'orologio che avanzano inesorabili, senza rispondere minimamente alla solita questione di difficile interpretazione posta dal nostro ghezzi italiano.
c'è stato un momento in cui tutti parlavano in russo sul palco, si parlavano e rispondevano tra di loro: il pubblico è attonito, la noia palpabile.
la situazione ridicola.
quando la parodia finisce finalmente inizia il film.
i titoli che vengono ad esso affidati sono ogni volta diversi, prima ordinario poi comune, prima fascismo e poi nazismo, come fossero la stessa cosa, e non lo sono. trattando il film di Hitler e Germania, si potrebbe propendere per nazismo. ordinario. ma è anche vero che il film tratta dell'impostazione fascista della vita e della politica, i fascismi, i totalitarismi, quindi, indiscutibilmente, anche quello sovietico.
il film è pregevolissimo, oltre due ore di proiezione, un documentario assemblato nella Russia post staliniana con spezzoni di pellicola requisiti dopo la fine delle Seconda Guerra mondiale a Berlino, ed è una lunga meditazione sul fascismo, sul nazismo, sui fascismi e sulle dittature in genere, e quindi,  sullo stesso totalitarismo russo; offre molte immagini, alcune ormai familiari, altre ancora inedite, che riescono a sorprendere e ad aprire nuove prospettive di riflessione.
l'aspetto certamente più singolare del film è la condanna del totalitarismo nazista cui però si contrappone, altrettanto fanatica, l'immagine felice dell'unione sovietica, definita come l'unica vera causa della disfatta nazista, luogo geografico e civile felice, patria di libertà e liberazione, ecco dunque l'ideologia nazista commentata da quella sovietica, veramente un film unico, incredibile, pregiatissimo come la Turoskaya.

Ho cominciato a raccogliere materiale secondo il seguente principio: quello più rilevante su Hitler è stato messo in un rullo, Göring è entrato in un’altro, un terzo rullo era riservato a gente che posava corone, un quarto alle parate militari, un quinto alle folle plaudenti, un sesto alla vita quotidiana dei soldati, e così via. Ho diviso il materiale fino in 120 possibili temi civili e militari, fra temi dal periodo pre-Hitler e del periodo di Hitler. Il materiale è stato organizzato in questi argomenti e poi messo insieme in singoli episodi. (Romm 1965)

il commento del film, in cui il racconto è affidato principalmente al montaggio, ai fermo immagine significativi e alla contrapposizione mirata dei vari spezzoni d’epoca, materiale propagandistico di cinegiornali, Kulturfilm nazisti e fotografie, è affidato alla voce dello stesso Romm, che presenta con tono discorsivo, a volte ironico, a volte solenne, i singoli capitoli, in presa diretta.

Abbiamo montato il film come un film muto. Ho improvvisato il commento sezione per sezione, senza pensare alla sincronizzazione, senza perseguire effetti standardizzati «documentario», come fosse un monologo dell’autore, come se stessi pensando al materiale in quel momento, invitando lo spettatore a pensarci, contemporaneamente. A mio parere è stato proprio questo mezzo artistico – l’interazione fra la carica emotiva, il montaggio artistico e il monologo dell’autore – che ha dato al film la sua speciale qualità. (Romm 1975)

alcune descrizioni della nascita e propaganda nazista, della coltivazione fanatica dell'immagine da parte di Hitler, del fanatismo adorante della gente, della fabbricazione del monumentale tomo mistico del Mein Kampf, con pergamena e acciaio, destinato a durare mille anni come il Reich, di una breve ma rappresentativa apparizione di Mussolini, della permeazione di ogni singolo istante della vita all'ideologia nazista (che comprendeva anche la regolare conformazione del cranio), possono arrivare ad essere tragicomiche ma certamente molto chiara ed efficace, e semplicemente tragica, è la descrizione della mutazione cognitiva della massa (come la definiva lo stesso Hitler), della trasformazione operata sull'essere singolo che diventa informe e si confonde smettendo di pensare, del plagio quotidiano che condiziona il cervello, della quotidianità, dell'ordinarietà dell'azione fascista che si insinua in ogni atto di vita trasformando l'essere da umano a inumano. l'acquisizione di questa insensibilità, questa ordinarietà dell'inumano mi ha fatto molto pensare a Primo Levi e ai salvati e sommersi, mi ha fatto molto pensare ad Hannah Arendt e alla banalità del male.

Dal diario del dottore in medicina e filosofia, professore straordinario Josef Kramer:

Ho partecipato a una speciale attivita’ oggi.
Era piu’ terribile dell’Inferno di Dante.
Abbiamo dovuto ordinare nuovi pantaloni, stivali e una giacca da Berlino.
Abbiamo dovuto assistere nuovamente un’attivita’ speciale.
Questa volta, sono state selezionate donne denutrite per lo sterminio.
Sapevano cosa stava per accadere e le SS hanno un po’ faticato con loro.
Il menu del pranzo e’ zuppa di pomodoro, mezzo pollo, birra a volonta’ e gelato alla crema di vaniglia.
Di sera – una piacevole cena presso la casa del comandante.

MIKHAIL ROMM Il fascismo ordinario [1965]




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