bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 3 dicembre 2015

expo dopo expo

ho visto presso l'Ordine degli architetti una mostra interessante.
Expo dopo Expo.
In questi mesi si è parlato soprattutto della cosiddetta eredità immateriale, a cominciare dalla Carta di Milano, ma quale sarà il lascito di Expo 2015 dal punto di vista paesaggistico e architettonico? Come rinascerà l'area del sito espositivo dopo che sarà terminato lo smontaggio dei padiglioni? Sono le domande su cui vuole far riflettere la mostra 'Expo dopo Expo', ospitata dal 5 al 20 novembre nella sede dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Milano, in via Solferino 17. Otto fotografi indagano con i loro scatti sullo stato dei luoghi di sette Esposizioni universali al termine della manifestazione: Claudio Sabatino si è concentrato su Siviglia 1992, Marco Introini su Lisbona 1998, Claudio Gobbi su Hannover 2000, Maurizio Montagna si è dedicato all'Expo del 2002 in Svizzera e Gabriele Basilico a quella di Saragozza del 2008, mentre le immagini di Pierfrancesco Celada documentano il post Shanghai 2010 e quelle di Matteo Cirenei e Marco Menghi sono focalizzate sull'Esposizione appena terminata a Milano. "L'Ordine degli architetti vuole sollecitare il dibattito pubblico su temi quali la destinazione funzionale dell'area di Expo 2015, il rapporto con la città metropolitana, il governo delle decisioni, la trasparenza delle procedure di incarico, il rapporto tra interesse pubblico e imprenditorialità privata" spiegano gli organizzatori (Lucia Landoni)  


Hannover 2000




Suisse 2002


Shangai 2010
 


  Siviglia 1992



 Lisbona 1998
 


Saragozza 2008 (foto di Gabriele Basilico)





Milano 2015




siamo orfani


e poi ho visto un'altra mostra interessante, Franco Fontana alla Fondazione Eni Enrico Mattei.
 
Franco Fontana è uno dei fotografi italiani più celebri nel mondo, molto amato dalla critica e dagli appassionati di fotografia. Il lavoro di Franco Fontana dedicato all’architettura dei padiglioni di Expo Milano 2015, ospitato dalla FEEM di Milano, si compone di 42 opere fotografiche scattate da Franco Fontana nel giugno scorso presso il sito espositivo di Expo Milano 2015. L’idea di rappresentare l’esposizione universale attraverso le immagini è di Canon Italia che, nell’ambito del suo ruolo di Imaging Sponsor di EXPO Milano 2015, ha affidato a tre famosi fotografi italiani - Franco Fontana, Paolo Castiglioni e Francesco Cito – il progetto “EXPO, Vista d’autore”, incentrato su tre tematiche: Architettura, Food, Persone. Ogni fotografo ha avuto completa libertà espressiva nella scelta degli scatti e nell’impaginazione dei libri fotografici d’autore che ne sono nati. In particolare, il progetto di Franco Fontana è realizzato nel solco dello stile dei celebri paesaggi urbani del fotografo modenese, maestro del colore in fotografia. Le foto architettoniche sono state tutte scattate in esterna e ritraggono alcuni dei padiglioni presenti al sito espositivo di Expo Milano 2015. All’autore è stato chiesto di dare un volto inedito alle prospettive dell’architettura di Expo Milano 2015, come legacy culturale della presenza dell’Esposizione Universale per la città di Milano e per le comunità dei visitatori e osservatori di tutto il mondo, sfida che la FEEM ha voluto raccogliere e rilanciare.

Il fotografo Franco Fontana ha descritto il suo lavoro così: “Ho approcciato Expo Milano 2015 con gli occhi densi di stupore di un bambino, come durante il compiersi del miracolo dell’adolescenza, testimoniando il mio modo di rendere visibile l’invisibile, esprimendo quello che già conosciamo, poiché l’invisibile è l’anima. Quello che ho visto era una parte di conoscenza che possedevo già, che ho interpretato ed espresso, dando significato alle forme e offrendo una testimonianza della vita delle forme stesse. Fotografo ciò che penso, il pensiero mi identifica. La macchina fotografica è solo un feticcio”.













siamo vedovi.

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