bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 21 dicembre 2015

true detective

no, lui non doveva morire, ci sono rimasta malissimo per quanto fosse assolutamente evidente che era questione di minuti.
lo vedi come procede la scena, mannaggia lo vedi è questione di attimi, il casino sta per succedere...ancora qualche metro...magari mi sono sbagliata....e invece zac, colpo di pistola, morto.
esce da una porta a spinta, bang, di spalle, è morto.
eppure ho pregato perché non accadesse.
adesso cosa faccio?
Paul Woodrugh. poliziotto inquieto, omosessuale ma non si può dire, tantomeno a se stessi, sguardo sbieco sempre, poche parole, un moto interiore, angoscioso, senza fine. bel personaggio. mi sono innamorata.
lo guardavo e mi dicevo: l'ho già visto. già. in Battleship, ma non ditelo a nessuno, certe visioni, come certe frequentazioni, non andrebbero mai confessate. ma lì era un fessacchiotto con il mitra in mano contro la razza aliena... qui è un poliziotto con la rivoltella in mano contro la criminalità umana.
ma niente, per lui, non c'è speranza.
e nemmeno per gli altri due, Frank Semyon, crudelissimo ma elegantissimo, quei mostri di ferocia travestiti da gran signori, e il detective Ray Velcoro, invece incarnazione trasandata e alcolica della dannazione fin dalla nascita. nemmeno per loro, nulla da fare.
anche lì: sto tornando, aspettami, abbiamo tempo.
ho capito, adesso muore.
infatti.
la dovrebbero piantare però di scrivere così le scenografie.
siamo in True Detective, seconda serie.
bando alla ciance, mi è piaciuta la prima e, moltissimo, anche la seconda.
mi dicono che il regista Fukunaga, felice direttore di tutta la prima serie, non ne abbia diretto neanche uno, o solo uno?, della seconda, che i registi si sono infelicemente  alternati ad ogni episodio e che questa discontinuità si vede e si patisce, ma la scenografia è sempre sua, Nic Pizzolatto. di origine italiana?
il detective Antigone "Ani" Bezzerides è un'altra bella tosta, piacciono così, quando hanno la pistola in mano. è una lei non proprio femmina, è una lei -che grinta e che pantaloni attillati- accusata di stalkeraggio alla quale piacciono, risponde provocata, "molto grossi". le disegnano così, non possiamo farci nulla.
in verità le scene si alternano con grande enfasi e buon ritmo, la storia non mi è sempre chiara perchè non memorizzo i nomi e salto, povera me, i passaggi chiave,  ma i personaggi sono dominanti sulla storia e sono accattivanti, i dialoghi, al solito, intriganti. bellissime le scene in cui la città, Vinci, immaginaria località californiana, si vede dall'alto.
sono i momenti più belli, la musica è fantastica e trascinante, evoca il dissesto morale, si vede una panoramìca agghiacciante in cui le immense arterie stradali sono arterie pulsanti sangue, portanti devastazione e perdizione, corruzione e miseria, miseria umana e morale, sono arterie come alberi, diramazioni come l'acqua nelle foto di Burtynsky, sono panoramiche in cui per un attimo torna l'insieme di uno schermo diviso tra storie inconciliabili, tra vite incomunicabili.
bella serie televisiva, veramente bella.

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