bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 31 marzo 2016

un grande ondeggiare di sottane e di veli

Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi.
Come in un viaggio al principio del tempo, Cristo si è fermato a Eboli racconta la scoperta di una diversa civiltà. È quella dei contadini del Mezzogiorno: fuori della Storia e della Ragione progressiva, antichissima sapienza e paziente dolore. Il libro tuttavia non è un diario; fu scritto molti anni dopo l'esperienza diretta da cui trasse origine, quando le impressioni reali non avevano più la prosastica urgenza del documento. (Carlo Levi)
lo ascolto in audiolibro, per ora in attesa.
una scena mi ha colpito, sembra ripresa da una macchina da presa, una macchia nera si sposta, si muove, ondeggia, sembra il corpo di un animale, ma possiede anche qualcosa di funebre, materia viva che ricorda una tenebra funesta, un mistero ancestrale.

Ero da solo al tavolo, davanti alla tovaglia pesante, di tela di casa: ma la stanza non era vuota. la porta di strada ogni tanto si apriva, ed entravano delle donne, le vicine, le conoscenti, le comari della vedova. Venivano con vari pretesti, a portar acqua o a chiedere se dovessero lavare per lei, domattina al fiume: si fermavano lontane dal mio tavolo, vicino all'uscio; stavano l'una vicina all'altra, e parlavano tutte insieme, come uccelli. Fingevano di non guardarmi ma ogni tanto sotto i veli, i loro occhi neri si voltavano rapidi e curiosi dalla mia parte, e subito fuggivano, come animali, del bosco. Non ancora avvezzo al costume (un povero residuo di costume, che non ha nulla a che fare con quelli famosi di Pietragalla o di Pisticci), mi parevano tutte eguali, con il viso incorniciato dal velo più volte ripiegato che cade sulla schiena, cone le semplici camicette di cotone, le larghe sottane scure, a campana, lunghe a mezza gamba, e gli stivaletti alti. Stavano ritte, col portamento solenne di chi è avvezzo a portare in equilibrio i pesi sul capo, e i volti avevano tutti un'espressione di selvatica gravità. Gravi e senza grazia femminile erano i loro gesti, come le occhiate pesanti dei neri occhi curiosi. Non mi parevano donne, ma soldati di uno strano esercito, o piuttosto una flottiglia di barche tondeggianti e oscure, pronte a prendere tutte insieme il vento nelle piccole vele bianche. Le guardavo e cercavo di capire i loro discorsi nel dialetto per me nuovo, quando si battè all'uscio, le donne presero congedo con un grande ondeggiare di sottane e di veli, e un nuovo personaggio entrò nella cucina.



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