bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 30 giugno 2016

L'uomo delinquente

che avesse ragione?
ho sempre pensato, illuminista, che fossero baggianate.
peggio, ma non si scrive.
L'uomo delinquente, una fulminazione sulla strada della regressione mentale.
tratti somatici che delineano il profilo criminologico del pazzo delinquenziale.
ma dai...

Boris Johnson


Donald Trump














(vedi Atlante, riferimenti e parametri del cranio)

"Essi si improvvisano politici seduttori, ammalianti predicatori, venditori di fumo, e via di seguito e sono animati da una esagerata laboriosità oltre a sfoggiare un nascisistico culto della propria personalità."
vecchio caro Cesare Lombroso,
non è mai troppo tardi per ricredersi, rivalutiamo le teorie del criminale per nascita, centimetri alla mano.

venerdì 24 giugno 2016

tutto quel vento

svelamento
nominazione
riconoscimento
il riconoscimento "è un dio" dice Euripide nell'Elena
silenzio - parola
come in Due nel crepuscolo di Eugenio Montale:
... le parole 
tra noi leggere cadono. Ti guardo 
in un molle riverbero. Non so 
se ti conosco; so che mai diviso 
fui da te come accade in questo tardo 
ritorno. Pochi istanti hanno bruciato 
tutto di noi: fuorchè due volti, due 
maschere che s’incidono, sforzate 
di un sorriso.
labile, impercettibile
Meriggio di D'Annunzio
Nostalgia di Ungaretti
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Pavese
Le sei del mattino di Sereni:
Tutto, si sa, la morte dissigilla. 
E infatti, tornavo, 
malchiusa era la porta
appena accostato il battente. 
E spento infatti ero da poco, 
disfatto in poche ore. 
Ma quello vidi che certo 
non vedono i defunti: 
la casa visitata dalla mia fresca morte, 
solo un poco smarrita 
calda ancora di me che più non ero, 
spezzata la sbarra 
inane il chiavistello 
e grande un’aria e popolosa attorno 
a me piccino nella morte, 
i corsi l’uno dopo l’altro desti 
di Milano dentro tutto quel vento
tempo poetico non lineare
attimo    istante    durata
il tempo passato, come quello futuro, è imprevedibile
Kairos

e altro nella presentazione Cos'è la poesia? di Milo De Angelis alla Triennale di Milano

E la mia forza supina
si stampa nell’arena,
diffondesi nel mare;
e il fiume è la mia vena,
il monte è la mia fronte,
la selva è la mia pube,
la nube è il mio sudore.
E io sono nel fiore
della stiancia, nella scaglia
della pina, nella bacca
del ginepro: io son nel fuco,
nella paglia marina,
in ogni cosa esigua,
in ogni cosa immane,
nella sabbia contigua,
nelle vette lontane.
Ardo, riluco.
E non ho più nome.
E l’alpi e l’isole e i golfi
e i capi e i fari e i boschi
e le foci ch’io nomai
non han più l’usato nome
che suona in labbra umane.
Non ho più nome né sorte
tra gli uomini; ma il mio nome
è Meriggio. In tutto io vivo
tacito come la Morte.

E la mia vita è divina.

out!!

Brexit
vince il cervello rettiliano
vince, di Jo Cox, la morte e non la vita
lunga vita al re
meno ai suoi sudditi

domenica 19 giugno 2016

17.3%

l'affluenza, al mio seggio, ore 12.00
oggi conta, nella vita, solo chi vota.
gli altri valgono ZERO.
oggi non si vota solo per i sindaci ma anche contro gli omicidi di Jo Cox e di Anna Politkovskaja.
contro le barbarie sulle donne.
contro l'Isis.
contro le stragi di Parigi, di Bruxelles e di Orlando.
contro i genocidi.
contro le guerre.
oggi chi vota è vivo e sa perchè vive.
oggi chi non vota ha perso il diritto di abitare questa terra, seppure malata.
può gentilmente andarsene.

venerdì 17 giugno 2016

Fiore

non gridiamo al capolavoro ma un buon tentativo, si, l'ho visto.
ho visto una regia agile e disincantata, una ripresa senza sosta sullo sguardo del mondo, sempre il suo, quello di Daphne, uno sguardo che non stacca mai.
sopra tutto ho visto quegli occhi, quelli di Daphne Scoccia, non so se si tratti di un talento, ma di un dono certamente si.
piuttosto che di un amore che infrange ogni legge con la forza del suo desiderio io parlerei di un destino che si compie in ogni atto e non trova altra possibilità di espressione.
anche l'amore è fuga, anche l'amore non rispetta i limiti, questa è la sua definizione per eccellenza, ma qui  lo incarna in due giovani che sanno scappare, se inseguiti, e correre via veloci molto bene, insieme, tenendosi per mano.
al contrario di La pazza gioia, dove l'edulcorazione porta a vedere una comunità psichiatrica con la stessa impensabile allegria di un agriturismo, qui almeno il carcere minorile non si presenta storpiato da immagini pietose, quel che è è, la privazione è la condizione dell'espiazione. e, per questo, già solo per questo, il film è meritevole.
ma la metafora calza bene, quell'insofferenza alle regole è palpabile, quella reattività impulsiva che porta a strappare i capelli alla prima provocazione, quella noncuranza che risponde sempre a corto circuito, quell'affettività che non sa trovare vie di espressione, anche quando ama, questa si, vivaddio, è espressione di una sofferenza, di un malessere psichico che corrisponde al vero.
in confronto, ancora di più, le matte di Virzì, mi sembrano poco credibili, solo qui ho visto il reale, nella guardia carceraria inflessibile e cruda che porta il nome scomodo, e a volte crudele e implacabile, della legge. ho sentito bene, forte e chiara, quella norma che Daphne non riconosce in nessun modo, e la potenza di quegli sguardi attraverso le sbarre che le addolciscono, seppure solo temporaneamente, il gusto amaro della vita sbandata, selvatica e ribelle.
riconosco una certa cura, narrativa e registica, in quelle mani che accarezzano il viso, gesto che Daphne ripete nei suoi rari momenti di attenzione verso l'altro e che è il gesto del padre, il buonissimo Mastrandrea, di un padre che come incarnazione della legge ha fallito (è agli arresti pure lui) ma che resta l'unico riferimento possibile dell'amore genitoriale. 
va bene, va bene, questo è il cinema italiano che deve crescere, maturare.

giovedì 16 giugno 2016

Julieta

so di andare contro il giudizio unanime positivo del mondo, della critica e del pubblico, ma Julieta non mi è piaciuto.
Almodovar l'ho perso ormai molti, veramente molti, anni fa.
l'ultimo film che mi abbia comunicato qualcosa è stato Tutto su mia madre.
forse forse Parla con lei.
quel che ho visto dopo è da cancellare.
uno dei miei favoriti: Matador.
la domanda che mi faccio è se sia cambiato il mio gusto. dovrei rivederli, certi vecchi film, per capire se qualcosa in me si è modificato nella mia etica filmografica.
certamente, molto del mio modo di vedere, di sentire, di valutare, si è modificato, io direi perfino evoluto.
non escudo che un film di Almodovar oggi potrebbe risultarmi indigesto.
certamente non mi piace Julieta, mi annoia, non salvo una sola inquadratura, mi metto a ridere sulla trovata vergognosa e ridicola dell'asciugamano a giustificare un prima e in dopo Julieta, mi fa sbadigliare, usa un'estetica banale e scontata, non c'è ricchezza nella narrazione. non ho trovato niente di convincente, quella narrazione in terza persona, quello stile da diario adolescenziale, senza spessore, sono mortificanti. non c'è nulla nella storia che mi dia un motivo di quella sparizione, non c'è un angolo di quella persona che attivi il mio cervello in cerca di una sfumatura interessante. non c'è un personaggio che non adotti espressioni stereotipate, un'estetica, appunto, più che convenzionale.
naufragio.
addio.

domenica 12 giugno 2016

la scuola dei geni

se c'è una cosa per cui potrei imbracciare un fucile (è un eccesso ma va bene) sono queste trovate da bestiario umano come gli incentivi per studenti meritevoli per i quali si arriva a ideare un esame di maturità con un anno di anticipo. sei in quarta, sei un figo (te lo fanno credere) e passi direttamente all'esame i matudrità.
idea gagliarda?
mi presentate chi lo ha pensato?
e quelli che lo hanno approvato?
e i presidi che lo hanno applicato?
credo di essermi già espressa in proposito ai problemi della scuola.
la scuola è il luogo più importante del mondo, dopo la famiglia ma solo poco dopo, per i ragazzi in formazione.
che formazione diamo a un adolescente al quale facciamo credere di essere meritevole di saltare un anno scolastico, di poter pensare di avere dei super poteri, di essere migliore degli altri solo grazie ai voti scolastici, di poter bypassare la fatica dei cristiani, di anticipare sempre più l'accesso ai processi di educazione, ora anche superiore?
avranno pensato ad un incentivo per gli altri? ahh quale profonda conoscenza dell'animo adolescenziale.
insegniamo a bruciare le tappe, andare veloci, accorciare i tempi, studiare meno anni, arrivare primi.
bene, cominciamo presto, un ottimo valore educativo, un precoce suggerimento all'uso di cocaina.
meglio allevarli da piccoli.
sono incredula nel leggere ancora questioni sulla scuola che non abbiano a che vedere con il desiderio. 
ma con la quantificazione, la contabilizzazione, il giudizio, con il calcolo. 
pallottoliere, due palline su, due palline giù.
che vantaggio pensiamo di dare? e, soprattutto, chissenefrega di queste baggianate colossali?
al di là del reale danno che procuriamo a questi ragazzi infarcendoli di illusioni sul proprio sé e sulla realizzazione personale, quando cominceremo a mettere sui giornali, e quindi di occuparci, seriamente di chi a scuola fa fatica, non va, smette di andare, perde anni, non apprende, non si forma, non assume conoscenza né buona valutazione di sé?
quando cominceremo a parlare dei sommersi?
di quelli infilati sotto i banchi che disprezzano la scuola e vengono disprezzati?
quando la smetteremo con queste stronzate meritorie che camuffano i problemi di educazione, scolarizzazione, istruzione della popolazione giovanile italiana?
quando capiremo che i campioni non sono geni ma solo fenomeni artificiali  e che le questioni sono la fragilità e il fallimento? l'inciampo e l'abbandono?
ma che mondo è questo?

lunedì 6 giugno 2016

VOTA

bene, a Milano ha votato il 54,65% degli aventi diritto.
e complimenti a tutti.
mare vacanza e file interminabili per il centro commerciale di Arese.
caspita.
e molti a casa a vedere la tv. magari magari gli exit poll.
tanto per fare qualcosa.
ci siamo dimenticati che quel che ci rende liberi, veramente liberi, è il DIRITTO DI VOTO.
lo sanno, molto bene, quelli che non ce l'hanno.
ma qui, invece, preferiamo una gita fuori porta o il cazzeggio miserevole delle nostre vite.
passi la disillusione per le politiche, "tanto non cambia niente" (ma cambia, ooohhhh se cambia) ma del tuo sindaco, di chi ti governa sotto casa, fosse anche solo per il parcheggio, ti fregherà qualcosa, no?
cittadino, dico a te.
miserabile che non voti.
stiamo qui a menarcela sui diritti matrimoniali dei gay, il superfluo delle società di lusso che si sono ormai tolte lo sfizio di quel che veramente regola la qualità di vita del nostro tempo, ma non votiamo.
donna, abusata, violentata, martirizzata, non ti frega dei tuoi diritti? non ti frega di chi si prenderà cura di incidere sulle violenze smisurate? avrai una preferenza no? vorrai che qualcuno si occupi del problema di una tutela, di una garanzia, di una misura che regoli la follia?
non sarà lo spirito santo, sarà la tua città, sarà la gente che la abita, sarà la giunta che la governa a prendere decisioni.
deciderai tu se preferisci la ghigliottina o l'evirazione, oppure la cultura e l'educazione civile, avrai le tue preferenze.
ma
CAZZO
Vota
SCEGLI.

sabato 4 giugno 2016

Milano libera di parcheggiare

ci tengo molto moltissimo a segnalare all'attenzione del mondo questo candidato della lista civica Parisi per una Milano Unica.
davvero Unica.
assolutamente Unica.
il sig. Federico Figini, che mi ringrazierà per la pubblicità che procuro alla sua campagna elettorale, ha costruito con competenza politica e grandissima passione per la cosa pubblica una proposta basata sulla libertà di parcheggio.
"per chi vuole l'auto sotto casa", cita il suo volantino.
sono contenta che il desiderio di una polis ricca, generosa e capace di sostenere un ruolo sociale e civile di alto livello, a cui l'Europa ci chiama data l'elevata consapevolezza raggiunta da questa città, Unica appunto, si snodi e si realizzi attraverso proposte politiche di questa taratura.
se qualcuno pensava che forse in questa città si è già un po' troppo liberi di parcheggiare, magari selvaggi?, e che le doppie file, che le macchine sui marciapiedi, che le macchine dislocate ovunque, sulle aiuole, sulle radici degli alberi, sui passaggi pedonali fossero segno di un sovranamente alto livello di libertà, si sbagliava.
qui, in questa città Unica, si può fare molto di più.
per chi vuole l'auto sotto casa, e mica cotiche, ci pensano Parisi e la sua lista.
ascoltate, vi prego, questo candidato, che propone il suo programma in 4 punti, chiari, precisi, senza sbavature nè tentennamenti.
immagino una sostanziale e radicata preparazione sociale e culturale alla base di questo pensiero politico, sottolineo un'enorme consapevolezza dei problemi della città, suppongo un pulsante cuore che lo vede vicino alle reali esigenze della popolazione (mica le brioche invocate da Maria Antonietta), evidenzio una passione vivida e sincera verso la prassi comunitaria.
è questo che chiedevamo alla nostra città, libertà, libertà, è forse partecipazione?, no, è libertà di parcheggio per tutti, senza distinzione di religione nè di razza, per ebrei e musulmani, per neri e cinesi, per curdi e marocchini. siamo mica razzisti noi, in questa città Unica.

parcheggio, per chi per me ma no per tutti.