bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 6 ottobre 2017

la Guerra Bianca

Ti scrivo da 3,150 metri, dove mi trovo in questo momento.
E' una vetta che noi abbiamo conquistato stamane agli austriaci, con un combattimento durato 3 ore.
Avevamo marciato tutta la notte...la marcia fu molto faticosa: abbiamo scalato per oltre due ore pareti ripide di roccia.
Ernesto Begey, lettera alla moglie, 25 agosto 1915
 















La Prima Guerra Mondiale fu anche e drammaticamente una guerra di montagna. Mai prima di allora, e solo rarissimamente dopo, l'uomo ha combattuto a quote così alte, fino a oltre i 3.000 metri e più sul livello del mare. Gli eserciti del Regno d'Italia e dell'Impero Austro- Ungarico si scontrarono anche sui gruppi montuosi più elevati delle Alpi centro-orientali, tra le cime e i ghiacciai dell'Ortles-Cevedale, dell'Adamello e della Marmolada, tra Lombardia, Trentino Alto-Adige e Veneto. 
Stefano Torrione, con la guida di Marco Gramola, presidente della Commissione storica della SAT, ha raggiunto luoghi dai nomi evocativi per chi ha studiato le cronache della guerra o letto i diari dei soldati - Scorluzzo, Cavento, Lagoscuro, Presanella, Albiolo - alla ricerca delle tracce lasciate da quelle migliaia di uomini scaraventati a vivere, combattere e morire in condizioni proibitive, estate e inverno, a temperature che superavano i 30 gradi sotto zero. 
E ha trovato scheletri di baracche, trincee, gallerie scavate nella roccia, passerelle affacciate sul vuoto, reticolati, scale di pietra e di legno, cannoni, fucili, persino scarponi che riaffiorano con il ritiro dei ghiacciai; ma anche oggetti più personali dei combattenti, fotografie di fidanzate o scatolette di sardine, preservati per cent'anni dal ghiaccio e dalla neve. Il reportage nato dal viaggio di Torrione, pubblicato da National Geographic Italia nel numero di marzo 2014, è stato il primo servizio di un'edizione straniera a essere tradotto e ripreso dal sito internazionale nationalgeographic.com, ottenendo oltre 200 mila visualizzazioni da tutto il mondo. Nelle fotografie di Torrione i segni di un'epoca tragica e violenta spiccano e si fondono con la bellezza apparentemente immutabile del paesaggio alpino.

alla Fabbrica del Vapore, una mostra fotografica ideata e realizzata da National Geographic.
credo che la memoria vada conservata, per ogni cosa, finchè si può.
questa guerra è, ai miei occhi, titanica e disperata.
questa operazione culturale, fotografica, è per me, di grande valore, storico e morale.
richiede partecipazione, che poi, si sa, è intima libertà.

2 commenti:

monteamaro ha detto...

Ciao Cara Rossa, se entro in blogger, e lo faccio molto raramente, vengo a trovarti con piacere. il caso vuole questa volta, che il tuo post in qualche modo riguardi un periodo storico, quello della Grande Guerra, che da quasi un mese mi tiene al PC per ricerche sui Caduti 1915/18 del mio paese di origine. 67 caduti per la precisione, e i cui nomi sono oramai quasi illeggibili dal monumento a loro dedicato.
Sono riuscito a dare ad ognuno di loro una identità vera: data di nascita, Arma e reparto di appartenenza, data e luogo di morte. Tutti caduti sul fronte dell'Isonzo nelle XI battaglie, sul Tagliamento e sul Piave, e sulle cime del Trentino e della Venezia Giulia. Grande rispetto per quei "Ragazzi" dai 17 ai 26 anni, riflessione profonda su Luigi Cadorna, per alcuni (e non a torto) un macellaio. Ho quasi completato la raccolta dati, ho nella mente un progetto che spero di poter realizzare per il prossimo anno, a cent'anni dalla fine della guerra. Ti saluto e perdona il tuo amico logorroico. Ciao.

Rossa ha detto...

ciao Monteamaro, quel che mi dice mi colpisce molto e lo apprezzo molto. a ogni mostra fotografica e non sulla Grande Guerra ho sempre modo di imbattermi in questo estremo sacrificio umano, soprattutto giovanile, in queste imprese oltre l'immaginabile, per me. mi dico che oggi non sarebbe possibile nulla di tutto ciò. la figura di Cadorna è molto dibattuta, ho avuto modo di leggere molto e, indubbiamente, ne esce il profilo di un uomo crudele e ottuso.
grazie per le tue indicazioni e buon lavoro.