bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 15 gennaio 2018

l'umanità del teatro

è un titolo bellissimo per una mostra, e per un insieme di eventi, bellissimi.
ci sarebbe stato molto da vedere e sentire, se solo non dovessi lavorare, se solo fossi già in pensione chissà, me li sarei sentiti tutti gli interventi su Strehler e Goldoni, e Brecht e Shakespeare e Cechov.
e me le sarei guardate tutte le presentazioni di spettacoli con la sua regia. invece ho visto solo Il temporale di Strindberg e Vita di Galileo di Brecht.
la sera del 24 dicembre sono andata a sentire un pezzo dei Mémoires di Goldoni proiettati su Palazzo Reale, alle 18.00 - che bella dedica a Milano - ma la cena della vigilia, ovvero i fornelli, mi hanno tristemente richiamato a casa.
ho visto la mostra a Palazzo Reale, era il primo dell'anno, e ho sentito, ancora una volta, quel restringimento del miocardio.
qualcosa della mia circolazione corporea e della mia funzionalità cardiaca e respiratoria vanno mutando in presenza di Strehler, o della sua idealizzazione. si tratta di una patologia ereditaria, è una radice che tira verso il profondo, è una radice che affonda nella terra umida dell'appartenenza paterna, che mi fa stremire.
forse molti anni di analisi sono passati invano, oppure hanno fatto il loro dovere, del padre bisogna liberarsi per poi servirsene, forse per me è andata proprio così.
se giro per la mostra, in quel della Sala delle Cariatidi, e mi sento sul limitare del mio infinito, del mio dolce naufragar in questo mare, e se sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo ove per poco il cor non si spaura, certo, qualcosa mi sta succedendo.
ed è così, sento un'appartenenza che urla, sento un amore sconfinato per il teatro e la bellezza, e sento che sono a casa, a casa, a casa mia.
mi aggiro tra il Don Giovanni e Le baruffe Chiozzotte e Così fan tutte e, figurarsi, Arlecchino servitore di due padroni e provo struggimento. Arlecchino è lo spettacolo che più ho visto nella mia vita e penso che ancora lo rivedrò, e poi un'altra volta ancora, penso che sia Lo Spettacolo di Teatro, penso che sia la vita, la mia stessa vita. è in parte vero, è in parte una fantasia, un'idea e un'idealizzazione, va bene, lo penso, è una interpretazione tra altre possibili, ma troppo spesso si ripete questo invincibile cedimento per non pensare che lì qualcosa mi riguarda in modo intimo, così intimo da vergognarmene.

Goldoni è stato una specie di fratello maggiore col quale ho parlato tante sere, in una stanza, mangiando qualcosa e bevendo un po’ di vino e giocando spesso a carte. […] Mi ha sempre aiutato a cercare il mondo, l’uomo e a guardarlo con curiosità, amore e ironia in tutto il suo affanno. Mi ha insegnato un amore implacabile per il teatro.
Giorgio Strehler



















Alla fine la vera conoscenza di un'opera è un atto affettivo. Gli spettacoli. quelli, sono ormai cenere di un fuoco che ha bruciato in un lampo dando calore a molti, precipitando nel buio altri: sono memoria di chi li ha visti. Mito o racconto per chi non li ha vissuti. Ma questo è destino magnifico e desolante del teatro di tutti e di tutti i tempi. Bisogna accettarlo. così come si accettano la morte e la vita.
Giorgio Strehler

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